Nuovo look vecchio Fronte nazionale

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Per Marine Le Pen la campagna è già  un successo: ha dimostrato di essere in grado di succedere al padre, ha piazzato i suoi uomini, primo tra tutti il compagno Louis Aliot, esibisce la «preda» – l’avvocato mediatico Gilbert Collard, un tempo antilepenista – come prova del cambiamento del Fronte nazionale. Ha iniziato la campagna sulle questioni economiche, convinta che il popolo franco-francese, che soffre, l’avrebbe seguita nella richiesta di uscire dall’euro. Ma l’economia non è suo terreno e le idee non erano molto chiare. Il discorso diventava confuso al di là  dello slogan del «popolo contro l’élite». Così, Marine Le Pen ha ripreso i temi del padre: immigrazione e sicurezza. Combatte il «sistema Umps» (Ump + Ps), si è scagliata contro gli abusi degli immigrati e dei loro discendenti. Ha parlato di frontiere, per le merci e per gli uomini. Ha giocato su due registri contraddittori, le vecchie posizioni dell’estrema destra e la modernità  che incarna, in quanto giovane donna, divorziata, attiva (è avvocata), che ha allevato da sola i figli. A Sciences Po, in un incontro con i candidati organizzato dal magazine Elle, è riuscita a farsi applaudire alla fine del discorso, malgrado fosse stata accolta tra i fischi e senza aver rinunciato a definire «aborto di confort» l’interruzione volontaria della gravidanza utilizzata troppo spesso come anticoncezionale a spese della collettività . Marine, però, ha ricordato che non è contro l’aborto. Un mezzo passo avanti, per poi tornare ad arroccarsi sui temi sicuri: la tattica di Marine Le Pen si è trasformata nella strategia di sdoganamento dell’estrema destra. Sarkozy ha ripreso i suoi argomenti. Tra cinque anni, Marine Le Pen potrebbe essere ancora più ingombrante.


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