by Editore | 25 Aprile 2012 7:20
GERUSALEMME – Benyanim Netanyahu cerca di salvare il suo governo a spese dei palestinesi. Ieri il premier israeliano ha approvato la «sanatoria» di tre avamposti ebraici nella Cisgiordania occupata: Bruchin, Rachelim e Sansana. Fondato nel 2000, Bruchin ha oggi 100 famiglie; Rachelim (1991) ne conta 50 e a Sansana (2000) ne vivono altrettante. È una sorta di «risarcimento» per i partiti dell’ultradestra che minacciano di lasciare la maggioranza se Netanyahu non fermerà lo sgombero di Ulpana, un’estensione della colonia di Bet El (Ramallah). Il premier vorrebbe chiedere ai giudici un rinvio dello sgombero ma a dargli una mano decisiva sarà , con ogni probabilità , il ministro della difesa Ehud Barak che, stando alla radio dei coloni, avrebbe dato disposizione ai suoi collaboratori di trovare una strada per legalizzare Ulpana e salvare la coalizione. Di legale tutto ciò non ha nulla, perché le colonie così come gli avamposti sono stati costruiti da Israele in violazione delle leggi e convenzioni internazionali. «Tutti gli insediamenti israeliani (in Cisgiordania e Gerusalemme est) sono illegali, poco importa se sono stati costruiti su terre private o pubbliche. Si tratta di terra palestinese occupata e le decisioni del governo israeliano non hanno alcun valore», spiega la parlamentare palestinese Hanan Ashrawi, che è anche membro del Comitato esecutivo dell’Olp. Non c’è dubbio, aggiunge Ashrawi, «questi annunci sono la risposta di Israele alla lettera inviata dal presidente Abu Mazen a Netanyahu nella quale si chiede di interrompere tutte le attività di insediamento nei Territori occupati per favorire la ripresa del negoziato». «La comunità internazionale – conclude la parlamentare – deve riconoscere che lo Stato di Israele è impegnato più a prenderci le terre che a lavorare per la pace». Intanto l’altra sera la televisione Canale 10, ha annunciato che Israele sta per aggiungere un nuovo mattone alla fortezza che si sta costruendo intorno. La prossima settimana il governo Netanyahu avvierà la costruzione di un nuovo Muro sul confine con il Libano. La barriera, che in alcuni punti sarà alta dieci metri, correrà inizialmente sulla linea del cessate il fuoco del 2000, a «protezione» di Metulla e di altri piccoli centri abitati.
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