Napolitano tira le orecchie ai partigiani «Niente esclusioni». E Polverini si invita

by Editore | 25 Aprile 2012 8:36

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ROMA – Una citazione per le autorità  «laziali e romane», nulla di calcistico, e un monito a «non ricadere in visioni ristrette e divisive del passato». Polverini (la laziale) e Alemanno (il romano) in prima fila ad assentire con il capo, i partigiani dell’Anpi silenziosi al Quirinale per tutta la cerimonia. Così Giorgio Napolitano ha chiuso l’incidente del mancato invito da parte dell’Anpi Roma alla presidente della regione e al sindaco. Polverini sarà  al corteo, Alemanno no perché non c’è mai andato e perché – dice – voleva le scuse e intanto «ho preso altri impegni istituzionali».
Polverini in realtà  si è auto invitata alla manifestazione di oggi, che partirà  alle 9.30 dal Colosseo. «Non voglio creare problemi, se l’Anpi ci tiene e la mia presenza non crea problemi ci vado volentieri», dice in tarda mattinata mentre inaugura una mostra nel museo storico della liberazione di via Tasso. Due ore dopo arriva la nota dell’associazione dei partigiani di Roma e del Lazio: «Apprendiamo che la presidente ha aderito al nostro corteo, ci auguriamo che dalla Regione arrivi un segnale di netta chiusura verso tutti quei movimenti o quelle associazioni pseudo culturali che si richiamano all’ideologia fascista, all’antisemitismo e al razzismo». Il riferimento è a Casa Pound, frequentata in passato dalla governatrice. Anche se Alemanno ha fatto di più per l’associazione di estrema destra. Ieri il segretario romano del Pd Miccoli ha denunciato che «in un bilancio lacrime e sangue» il comune ha trovato il modo di far entrare la spesa di 11 milioni «per l’acquisto dei locali occupati da Casa Pound da donare all’associazione». E mentre Polverini ha risposto all’Anpi dicendo che «nella mia vita non ho mai militato in associazioni o partiti che si richiamano a quelli che non consideriamo valori», e sarà  al corteo anche sapendo di andare incontro a una contestazione, Alemanno che non può certo dire lo stesso del suo passato – porta una croce celtica al collo – al corteo non ci sarà . «Ci voleva un invito esplicito», ha detto lasciando la cerimonia con il capo dello stato, anticipata di un giorno perché oggi Napolitano sarà  a Pesaro.
Nella sala dei corazzieri, il presidente della Repubblica parla alle associazioni combattentistiche e d’arma. Interessate anche al discorso del ministro della Difesa, dai cui finanziamenti in buona misura dipendono: sono annunciati pesanti tagli. Ci sono anche quelli dell’Anpi, rappresentati dal vice presidente nazionale Armando Cossutta. Un po’ in disparte quelli dell’Anpi Roma, alla fine non ci sarà  l’incontro con Polverini e Alemanno. Napolitano parla di una memoria condivisa del 25 aprile. In questi anni, dice, «si è lavorato tenacemente per liberare l’immagine e il volto della Resistenza dalle ferite di quel che fu anche guerra civile e dalle stratificazioni di ostilità  e di odio di cui ancora rimanevano tracce. Così, il 25 aprile è diventata la festa di tutto il popolo e la Nazione italiana». Per questo il capo dello stato non ha gradito il mancato invito alle istituzioni «laziali e romane» che ha invece voluto sul Colle per rimediare a quello che considera un incidente. «È una grande forza della democrazia il – dice Napolitano – promuovere occasioni di unità  tra tutte le forze politiche e sociali che si riconoscono in fondamentali valori comuni».Saranno pure valori comuni, ma oggi a Pesaro Napolitano festeggiando il 25 aprile troverà  la contestazione di Forza Nuova, la formazione di estrema destra dalle cui fila Alemanno ha pescato per le nomine comunali.
Ieri al Quirinale il capo dello stato ha consegnato la medaglia d’oro al merito civile alla memoria di tre caduti della guerra di Liberazione. L’operaio metalmeccanico Natale Betelli che guidò la Resistenza alla fabbrica Dalmine (Brescia), il medico ebreo Rinaldo Laudi che organizzò il servizio di assistenza ai combattenti delle montagne nel piacentino e il finanziere scelto Claudio Sacchelli che favorì la fuga oltre confine di molti ebrei dalla provincia di Sondrio alla Svizzera. Tutti e tre furono uccisi dai nazi fascisti, Betelli fu prima torturato, Sacchelli morì nel campo di concentramento di Mauthausen.

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