Monti ai ferri corti con Confindustria “Ve la sognavate una riforma così”

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Confindustria attacca, Monti risponde. Uno scontro senza molti precedenti nella storia recente dei rapporti tra l’associazione degli imprenditori e l’esecutivo. Va in scena all’ora di cena quando il premier compare e spiega al Tg1 che «Confindustria è un sindacato e dunque tutela gli interessi degli associati mentre il governo deve guardare all’interesse generale». Monti liquida così l’ultima polemica di Emma Marcegaglia da presidente dell’associazione degli industriali. «Con le modifiche apportate nella manovra all’articolo 18 – aveva detto nel pomeriggio Marcegaglia – le imprese assumeranno di meno e diminuirà  l’occupazione». L’associazione degli imprenditori non accetta che un lavoratore ingiustamente licenziato possa essere reintegrato sul posto di lavoro. Quella che a una parte d’Italia appare come una norma di buon senso e di giustizia nelle parole della leader di Confindustria diventa «un eccessivo irrigidimento» che trasforma la manovra in «una legge pessima» tanto da meritare di essere denigrata all’estero con due interviste al Financial Times e al Wall Street Journal. Una mossa estrema, fatta per spaventare i mercati e premere sul governo. Una mossa che alcuni ieri spiegavano con il fatto che Marcegaglia è ormai a fine corsa e dunque può togliersi qualche soddisfazione. Al suo successore, Giorgio Squinzi, non resta che allinearsi. Lo fa in serata, parlando con i cronisti a margine dei lavori di un convegno: «Sono totalmente d’accordo con Marcegaglia».
Ma Monti non sembra impressionato dal fuoco di fila degli imprenditori: «Marcegaglia dice che è una legge pessima? Se ne assume tutte le responsabilità », dice il premier. E aggiunge che la leader di Confindustria «sapeva quel che avremmo fatto perché il governo ha costantemente consultato tutte le parti sociali». In ogni caso, affonda Monti, «tre mesi fa Confindustria non avrebbe nemmeno osato sperare in una legge che prevede il reintegro nei licenziamenti di tipo economico solo in caso di abusi». Poi il consiglio finale di Monti agli imprenditori: «Con il tempo capiranno che la parola reintegro è riferita a fattispecie molto estreme e improbabili». In ogni caso il premier prevede che la legge di riforma verrà  approvata e in un’intervista alla Reuters non esclude il ricorso al voto di fiducia sul provvedimento: «Potrebbe essere uno strumento utile, l’abbiamo usata per quattro mesi e mezzo». Monti aggiunge di «essere fiducioso che gli italiani capiranno».
La protesta degli imprenditori trova immediata eco nel Pdl: «Al Senato – dice Angiolino Alfano – proporremo modifiche e integrazioni per la crescita che vadano incontro alle richieste degli imprenditori». La preoccupazione del centrodestra è soprattutto che il disegno di legge, ieri controfirmato da Napolitano e ora atteso a Palazzo Madama, non venga vissuto dall’opinione pubblica come una vittoria del Pd a poche settimane dal voto amministrativo. «Stupisce che il Pdl, prima impegnato a promuovere un’approvazione rapida della riforma, ora chieda riflessione e discussione con modifiche in Parlamento», ironizza nel Pd l’ex ministro del lavoro Cesare Damiano. Dall’opposizione arrivano le bordate di Di Pietro: «Monti se la canta e se la suona – dice il leader Idv – con il nuovo testo in realtà  il reintegro diventa solo un miraggio e l’articolo 18 è smontato per sempre».


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