Mestiere e passione Miriam era fatta col fil di ferro

by Editore | 10 Aprile 2012 6:14

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Miriam era fatta col fil di ferro. Come una parte importante della sua generazione, come “Nullo”, il suo compagno Pajetta, come quelli che davvero ne hanno viste tante, e raccontandole hanno imparato a capire tutto, traendone persino una lezione.
Fil di ferro e una grazia tutta sua, particolare. Una sorta di nobiltà  dell’esperienza, dove si uniscono le tracce dell’impegno politico e i segni forti della passione giornalistica, del “mestiere” che aveva portato Miriam per anni in giro per l’Italia e per il mondo, cercando sempre di capire. 
In questo, le pinze del giornalismo e della politica per lei lavoravano nello stesso modo. L’importante ogni volta era comprendere, lasciarsi sorprendere e stupire dalla forza della realtà , riuscire a penetrare le vicende della grande cronaca senza pregiudizi, senza interpretazioni preconcette. 
Anche nella discussione era così. Abituata al rituale delle grandi assemblee, al giro retorico della sinistra, Miriam sapeva ascoltare, era capace di accompagnare l’argomentare del suo interlocutore, poi senza parere spostava la traiettoria del ragionamento verso un punto d’approdo diverso, sorridendo, senza polemizzare. 
Sognava – interpretava – una sinistra riformista, capace di risolvere definitivamente i nodi della sua storia, forte della responsabilità  di governare, in grado di parlare all’intero Paese e soprattutto di comprenderlo tutto, a partire dalla sua identità  finalmente risolta e chiara, non camuffandola. 
Era una tensione ideale, di vita, e anche una ricerca intellettuale, sottotraccia sempre nel suo giornalismo, mai cinico, mai disincantato e tuttavia mai ideologico. Non sopportava più quella cappa, cercava e offriva vie d’uscita, libere e autonome. 
Dopo tanti anni, univa tutto questo con un sentimento profondo del giornale, una saggezza a disposizione di tutti, una cura costante per Repubblica. Ne parlavamo al mattino, quando bussava alla porta prima della riunione di redazione, e raccontava un film che aveva appena visto, un libro, un’assemblea di donne. Alzava l’indice quando si appassionava di più, come a richiamare l’attenzione, a sottolineare l’importanza della cosa. Fino all’ultima telefonata, pochi giorni fa, con la stanchezza definitiva nella voce: ricordati, sei fatta col fil di ferro. «Lo so, conto di farcela anche questa volta». Oggi ci manca la sua forza serena, il suo giornalismo pulito, forse più di ogni cosa l’intelligenza del suo sorriso.

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