Maroni in Procura: pronti a collaborare Umberto raggirato

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MILANO — Non è ancora stato eletto segretario, ma Roberto Maroni già  si muove da leader della Lega. In «rappresentanza» ufficiale del Carroccio travolto dallo scandalo dell’uso dei rimborsi elettorali, l’ex ministro degli Interni si presenta a sorpresa ieri mattina in Procura a Milano per assicurare la «leale collaborazione» del movimento ai pm i quali per tutta risposta consegnano a Stefano Stefani, il nuovo tesoriere del movimento che lo accompagna un passo indietro, un ordine di esibizione dell’intera documentazione contabile e dei bilanci degli ultimi anni.
Il primo a materializzarsi intorno alle 13 al quarto piano del palazzo di giustizia è il sindaco maroniano di Varese, ed avvocato, Attilio Fontana seguito subito dopo nell’ufficio del procuratore Edmondo Bruti Liberati da Maroni e Stefani. Pochi minuti di colloquio e il terzetto si sposta dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo, che con i sostituti Roberto Pellicano e Paolo Filippini conduce l’inchiesta sulla contabilità  e i rimborsi elettorali della Lega Nord. «Siamo a disposizione, non vogliamo nascondere nulla, anzi» dichiara Maroni nei dieci metri di corridoio tra i due uffici, assicurando «la leale collaborazione della Lega e del nuovo amministratore nell’accertamento della verità ». E «qualunque richiesta sarà  immediatamente soddisfatta», anche perché, precisa, è «nel nostro interesse accertare la verità  ed eventuali responsabilità ».
Non è chiaro cosa sia rimasto ancora nelle stanze di via Bellerio e negli altri uffici del Carroccio dopo le perquisizioni dei giorni scorsi, ultima quella che ieri la Guardia di finanza di Milano ha fatto nella sede del sindacato Sin.pa, di cui è segretario generale il vicepresidente del Senato Rosi Mauro, che è presente negli atti tra i componenti del «cerchio magico» che avrebbero ricevuto denaro indebitamente dall’allora tesoriere Francesco Belsito, indagato a Milano per truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita. È una visita che abbiamo chiesto noi» si affretta a precisare Roberto Maroni affinché non ci siano equivoci e annuncia che la Lega ha incaricato la società  di revisione PriceWaterHouse di verificare la situazione patrimoniale del partito. Un lavoro da fare in fretta perché entro giugno il prospetto delle spese elettorali dovrà  essere pubblicato su due quotidiani nazionali e entro luglio dovrà  essere inviato al Parlamento per ottenere i rimborsi relativi alle spese del 2011 (per il 2010 si è trattato di 18 milioni). Perché in questa vicenda è la Lega ad aver subito i danni, e quelli per soldi che sarebbero stati passati sottobanco da Belsito sono niente di fronte alla mazzata subita dall’immagine di un partito che ha sempre sbandierato la sua integrità  morale. Ed è per questo che Maroni annuncia che, quando ci sarà  il processo per questi fatti, la Lega Nord sarà  pronta a costituirsi parte civile.
Come era già  avvenuto martedì a Bergamo nella serata dell’«Orgoglio leghista» e del mea culpa di Umberto Bossi, anche il fondatore del partito viene descritto come vittima dei traditori: «La sensazione è che qualcuno abbia approfittato della buona fede di Umberto Bossi per favorire se stesso o altre persone invece del movimento politico» dice Maroni, che non vuol sentire parlare dei complotti evocati dal leader nella manifestazione. L’indagine da un lato «ha svelato una violazione del nostro codice etico, che per noi è altrettanto importante del rispetto della legge», dall’altro ha provocato la reazione della base leghista con la «richiesta di pulizia» gridata a Bergamo, scope in mano, dai militanti che «fanno fatica a tenere aperte le sedi e vedono i soldi mandati in Tanzania invece che a Malnate».


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