«Sulla rappresentanza intervenga il governo»

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Noi ricorreremo sempre perché stiamo difendendo un diritto costituzionale: la libertà  sindacale. Comunque non c’è bisogno che si aspetti l’esito finale delle sentenze. Il comportamento della Fiat è chiarissimo: non fa investimenti e continua a chiudere fabbriche in Italia. Il problema quindi non è solo della Fiom, ma di tutto il governo e di tutto il Paese». L’altalenarsi di sentenze a favore della Fiat e di sentenze a favore della Fiom non sorprende Maurizio Landini. Il segretario generale dei metallurgici Cgil, reduce da un’assemblea con studenti e precari a Bologna, sposta l’attenzione sul fronte politico, attaccando «il silenzio colpevole del governo su tutta la vicenda».
Landini, la decisione del tribunale di Torino però riguarda ben 21 ricorsi. Non rischia di spostare l’ago della bilancia della giustizia a favore della Fiat?
«I nostri ricorsi sono una sessantina e quindi ci aspettiamo per i prossimi mesi sentenze a favore e sentenze contro e sentenze che solleveranno un giudizio costituzionale sull’attuale formulazione dell’articolo 19. Noi non abbiamo affidato tutte le nostre sorti alle cause, siamo stati costretti dall’atteggiamento della Fiat che prima è uscita da Confindustria e poi ha usato un’interpretazione forzosa dell’articolo 19 per escluderci dalla rappresentanza».
Quindi ci aspettano mesi e anni di sentenze e ricorsi? Non esiste un’altra via di uscita?
«Proprio l’alternarsi di sentenze a nostro favore e a favore della Fiat rende sempre più importante un intervento del Parlamento e del governo per ripristinare la libertà  dei lavoratori di scegliersi il sindacato che vogliono e che vengano rappresentati senza discriminazioni. Sappiamo che ci sono emendamenti in Parlamento che chiedono una modifica dell’articolo 19 e noi chiediamo a tutte le forze politiche di impegnarsi in questo senso. Ma è il governo che non sta facendo niente, soprattutto sulla Fiat».
Voi chiedete a Monti di convocare un tavolo con azienda e sindacati… «Non solo. Tutti si dovrebbero preoccupare del fatto che Fiat non sta rispettando la Costituzione e si devono assumere le loro responsabilità , il governo per primo e invece non dice una parola. Noi continueremo a lottare per difendere il diritto dei lavoratori ad essere rappresentati e non abbiamo alcuna intenzione di perdere questo diritto: rientreremo in Fiat dalla porta principale, a testa alta. Ma il governo ha il dovere di intervenire».
Ogni volta però che arriva una sentenza a voi sfavorevole gli altri sindacati vi chiedono di firmare il contratto Fiat per rientrare in fabbrica…
«Continuo a pensare che non si rendano conto di quello che sta succedendo. La Fiom in fabbrica c’è già  e ci sarà  sempre. Quello che gli altri sindacati dovrebbero cogliere è che in Fiat sta vicendo la Fiat. Sta portando avanti una discrimazione che oggi colpisce noi, ma che domani potrebbe colpire qualunque altro sindacato. La Fiat sta portando avanti un modello per cui ci saranno solo sindacati aziendali e corporativi. Per questo noi rinnoviamo a Fim e Uilm la richiesta di lavorare insieme per fissare regole di rappresentanza».
Ma Fim e Uilm continuano a non seguirvi, soprattutto in Fiat. Le elezioni delle nuove Rsa stanno andando avanti senza includervi anche dove avete vinto le cause, come a Bologna.
«Si tratta di elezioni farsa dove noi abbiamo deciso di esserci facendo votare i lavoratori fuori dalle fabbriche e registrando un consenso sempre più ampio. A Cassino abbiamo addirittura raddoppiato i consensi e dovunque abbiamo aumentato nettamente i voti rispetto alle ultime elezioni».
Mentre Cgil, Cisl e Uil manifestano assieme, fra i metalmeccanici le distanze sono ancora incolmabili. Come lo spiega?
«Sento che si fa un gran parlare di unità  sindacale. Bene, noi siamo pronti, ma ora tocca agli altri capire che un accordo sulla rappresentanza sarebbe il primo passo per ricostruirla».
Passiamo alla riforma del lavoro. Voi oggi a Bologna avete riunito lavoratori, precari e studenti.
«Lo abbiamo fatto perché non accettiamo che il governo dica che la riforma aiuta i giovani e divida i lavoratori fra garantiti e non. Il disegno di legge attuale non è una riforma, aumenta la precarietà  e taglia gli ammortizzatori sociali. In più c’è un sostanziale smantellamento dell’articolo 18 con il reintegro che diventa un miraggio. Noi, partendo da Bologna, dove abbiamo riempito la sala con oltre mille giovani che sono venuti a confrontarsi con noi, vogliamo aprire una discussione nel Paese, una mobilitazione che porti a modificare nettamente la riforma del lavoro».
Giovedì al Direttivo della Cgil cosa proporrete?
«Ci aspettiamo che si mantengano le mobilitazioni e gli scioperi già  decisi. Chiederemo che la Cgil lotti perché il reintegro torni ad essere un diritto vero ed esigibile. Il pasticcio degli esodati lo conferma: non siamo davanti a errori tecnici di un governo tecnico, siamo davanti a scelte politiche precise. Bisogna rispondere con una mobilitazione politica contro il governo».


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