«Stella d’Italia», scrittori in marcia verso L’Aquila

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Stella d’Italia è solo l’ultima di una serie di azioni collettive organizzate dalla rivista di Antonio Moresco, Carla Benedetti e Tiziano Scarpa per portare alla luce le migliori esperienze del paese. Tutto è iniziato nel 2009 con Tribù d’Italia, raduno di artisti e gruppi, da Marco Baliani a Teatro Valdoca, da Franco Arminio a Cascina Cuccagna, cui è seguito, nel 2011, Cammina cammina, viaggio a piedi da Milano a Napoli, al quale hanno partecipato, più di settecento persone. Stella d’Italia riprende questa esperienza, moltiplicandola per cinque: il viaggio, infatti, non sarà  unico e lineare, come lo scorso anno, ma prenderà  avvio da cinque punti diversi dello stivale (Genova, Venezia, Roma, Reggio Calabria, Santa Maria di Leuca) e si chiuderà  all’Aquila.
A realizzare l’impresa, che sembra più la spedizione di Fitzcarraldo nella foresta amazzonica che non una consunta marcia per la pace, stanno contribuendo in gran parte persone comuni, donne e uomini stregati dall’esperienza di Cammina cammina, con la collaborazione del Coordinamento nazionale dei Piccoli Comuni Anci e il sostegno di regioni, provincie, comuni, parchi interessati, associazioni ambientali, a difesa del territorio e di camminatori, festival, gruppi e associazioni culturali, tra cui Arci, Cai, Centro Hurtado di Scampìa, Festival Letteratura di Mantova, Generazione TQ, Legambiente, Movimento Lento e Suq di Genova. L’elenco completo degli aderenti, il tragitto dettagliato e le modalità  per iscriversi si trovano nel sito camminacammina.wordpress.com
Quando fu ideato Cammina cammina, nel febbraio 2011, l’Italia si trovava nella schizofrenica condizione di voler celebrare la sua travagliata Unità  e non poterlo fare serenamente, a causa di ministri della Repubblica dichiaratamente anti-italiani. Era un’Italia che sembrava prona ai diktat di politicanti libidinosi e corrotti, in preda a saccheggi e ruberie senza fine. Da qui la necessità  di drizzare la schiena e mostrare un altro volto del paese, non imbracciando bandiere o scendendo in piazza, però, come già  troppe volte era stato fatto, finendo spesso per essere strumentalizzati o boicottati, ma mettendosi semplicemente in cammino. Un gesto allo stesso tempo titanico e umile, alla Ishmael: «Con un gran gesto filosofico Catone si butta sulla spada: io zitto zitto m’imbarco» (Moby Dick). Un gesto che voleva essere e si dimostrò subito prefigurante: pochi giorni dopo l’inizio del cammino, Milano scelse Pisapia e Napoli De Magistris. 
Quest’anno la condizione del paese sembra apparentemente migliore, mentre, se possibile, è ancora peggiore. La crisi economica è precipitata e ha iniziato a uccidere, i problemi e le lacerazioni sono ancora lì: emblema ne è L’Aquila, che a tre anni dal sisma è ancora tutta da ricostruire, con un’università  in crisi, un conservatorio che si sarebbe dovuto ristrutturare con i fondi raccolti dalla hit Domani e invece è stato sostituito (temporaneamente?) da un prefabbricato anonimo. È per questo che Stella d’Italia si concluderà  con una tre giorni intitolata «I fuochi dell’Aquila – da terremotati a terremotanti»: un incontro nazionale e internazionale che dal 5 all’8 luglio avrà  al centro l’esperienza del terremoto, nella sua dimensione peculiare ma anche più generale, in cui si muove la nostra esistenza, in questo passaggio d’epoca tutto da ripensare e da reinventare.


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