«Recessione più grave»

by Editore | 18 Aprile 2012 8:03

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Non è ottimista il Fondo monetario internazionale. Anzi, è decisamente pessimista. Apparentemente le previsioni sono un po’ meno fosche di quelle formulate appena in febbraio, ma il quadro è in ogni caso drammatico: nel World Economic Outlook presentato ieri a Washington si prevede per l’Italia, assieme alla Spagna, una recessione «più profonda» rispetto agli altri Paesi europei. Una recessione che dovrebbe portare a una caduta del Pil dell’1,9% quest’anno e una flessione dello 0,3% nel 2013. 
Ma l’Fmi (il cui presidente, la signora Lagarde, ha fatto grandi elogi alla politica di Monti) dice anche un’altra cosa grave: l’Italia non raggiungerà  il pareggio di bilancio almeno fino al 2017. Quest’anno, nonostante sarà  pari al 2,4% del Pil, il debito salirà  in rapporto al Pil al 123,4% (la percentuale è confermata da quanto previsto dal Def del governo) e seguiterà  a salire (al 123,8%) anche nel 2013.
Non è ottimista neppure Mario Draghi: il sistema bancario «ombra», così come ogni altra parte del sistema finanziario, può creare rischi sistemici contribuendo a far esplodere nuove crisi. Secondo il presidente della Banca centrale europea che è intervenuto nel corso di una conferenza a Francoforte, la Bce ha bisogno «di più dati per monitorare le istituzioni e i mercati finanziari non regolamentati». Cosa intende Draghi per sistema bancario «ombra» è semplice: si riferisce alla possibilità  del sistema creditizio (ma non solo) di creare moneta (per esempio con i derivati) al di fuori di ogni controllo delle autorità  monetario, come è accaduto nella crisi finanziaria esplosa nel 2008 che ha contribuito a rendere ancora più ingovernabile la crisi dell’economia reale.
Ma torniamo all’Italia: secondo Fabrizio Saccomanni, direttore generale di Bankitalia, le previsioni del Fmi di un calo del Pil italiano dell’1,9% nel 2012 «sono troppo pessimiste» e sono migliori le stime sia della Bce che della Commissione Ue. Per Saccomanni, una ripresa sarà  possibile «già  alla fine di quest’anno». Può darsi che questa volta gli economisti del Fondo siano stati un po’ troppo pessimisti, ma evidentemente erano «scottati» dalle previsioni largamente sballate degli scorsi anni, sempre improntate a un ottimismo di maniera. Di più: sull’economia italiana si sta per abbattere una ondata di nuove tasse (e minori spese) che renderanno ancora più recessive le prospettive. Che non sono rosee, visto che Bankitalia sostiene che nel primo trimestre di quest’anno il Pil ha avuto un andamento simile a quello dell’ultimo trimestre del 2011. Tradotto in numeri, questo significa che anche nel primi tre mesi di quest’anno il prodotto lordo è caduto di almeno lo 0,7% rispetto al trimestre precedente.
Naturalmente il Fondo Monetario considera necessarie le manovre correttive attuate dal governo Monti. Nel rapporto è infatti scritto che «un appropriato risanamento dei conti pubblici costituisce un’ovvia priorità . Le economie in crisi dell’area euro e i Paesi con posizioni sui conti pubblici più deboli devono attuare i piani recentemente concordati per rendere più stringente la loro posizione fiscale». Il problema è che questi piani tendono a deprimere l’economia, a cominciare dall’occupazione: il tasso di disoccupazione arriverà  a sfiorare il 10%. Positivo, invece, il fatto che il deficit delle partite correnti tenderà  a ridursi notevolmente : dal 3,2% rispetto al Pil segnato nel 2011 all’1,5% nel 2013. E questo è giudicato un sintomo di un miglioramento della posizione competitiva dell’Italia, che dovrebbe veder scendere il tasso di inflazione del 2,2% atteso per quest’anno all’1,5% nel 2013.
Insomma, la situazione non è assolutamente buona, anche se Bankitalia – che ieri ha presentato il Bollettino economico – insiste nel sostenere che il peggio sembra essere alle spalle, soprattutto se ci sarà  il sostegno della domanda estera, cioè delle esportazioni. Inoltre, «le misure di liberalizzazione e di semplificazione amministrativa recentemente approvate possono stimolare la crescita del prodotto potenziale e incidere positivamente sulle aspettative». 
In ogni caso, la possibilità  che la ripresa cominci alla fine di quest’anno e prosegua nel 2013 «dipende soprattutto dagli andamenti dei mercati finanziari e dai rendimenti dei titoli di Stato», spiega Bankitalia, ricordando che «tali rendimenti si sono avvicinati allo scenario più favorevole» prospettato a gennaio dalla stessa Banca d’Italia, ma «la volatilità  resta molto elevata». 
Altro dato estremamente preoccupante è quello che si riferisce ai consumi e alla capacità  di spesa delle famiglie in fortissimo calo. I consumi delle famiglie, dopo aver ristagnato nel primo semestre del 2011 – è scritto nel Bollettino – nel secondo sono diminuiti dello 0,8% rispetto al semestre precedente. Alla modesta crescita dei servizi si è contrapposta la significativa riduzione dei consumi di beni, in particolare di quelli durevoli. Sulla spesa delle famiglie ha inciso nel 2011 l’ulteriore riduzione del reddito disponibile reale che, risentendo dell’accelerazione dei prezzi al consumo, è diminuito dello 0,5%. A partire dal 2008 la capacità  di spesa delle famiglie è scesa complessivamente di quasi il 5% ed è proseguita la tendenza al ribasso del tasso di risparmio, diminuito nel 2011 di 0,7 punti, al 12,0%. La debolezza dei consumi si è protratta anche all’inizio di quest’anno, soprattutto nella componente di beni durevoli.

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