«Pagamenti, un assegno di 30 miliardi»

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MILANO — Che sia un’emergenza per liberare la crescita lo ha ammesso lo stesso ministro allo Sviluppo Corrado Passera: il governo deve accelerare il rimborso dei debiti scaduti sia della pubblica amministrazione sia delle imprese più grandi nei confronti soprattutto delle Pmi. «Siamo convinti — ha detto presentando il Piano nazionale delle riforme — che ci sia la disponibilità  da parte del sistema bancario a un anticipo di 20-30 miliardi di euro». 
Oggi al ministero si terrà  un vertice tra Passera e il numero uno dell’Abi, Giuseppe Mussari (che è in pole position per la riconferma dell’incarico), proprio per esaminare un pacchetto di misure volte alla crescita. L’Associazione bancaria italiana presenterà  «tre modalità  diverse per rendere liquidi i crediti verso la pubblica amministrazione», ha anticipato il presidente, aggiungendo che proporrà  «un plafond da 5 miliardi di euro per sostenere nuovi investimenti delle Pmi». Si tratta di due iniziative già  previste dalla moratoria con le imprese, siglata lo scorso 28 febbraio. L’intenzione delle banche sarebbe quella di utilizzare la liquidità  ottenuta dalla Banca centrale europea.
La massa complessiva dello scaduto, secondo Confindustria, oscilla tra i 60 e i 70 miliardi di euro per i crediti delle aziende verso la pubblica amministrazione (è la sanità  ad avere la maglia nera), cifra che sale a 100 miliardi se si includono anche quelli tra imprese. Ora con la cosiddetta «cessione pro solvendo» resa possibile da un emendamento introdotto nel decreto sulle semplificazioni fiscali, sarà  possibile svincolare i crediti evitando l’aumento dell’indebitamento dell’Italia, dal momento che l’azienda risponderà  di un’eventuale mancata insolvenza da parte dell’amministrazione pubblica. In pratica i crediti delle imprese continueranno formalmente a essere classificati come «commerciali» e non come «finanziari», anche se sono stati ceduti di fatto alle banche, e a non pesare quindi sul debito pubblico italiano. L’idea del ministero sarebbe di individuare un primo plafond su cui intervenire mettendo in campo il Fondo centrale di garanzia dello Stato. 
Oltre alla cessione pro solvendo, l’Abi proporrà  probabilmente anche la formula pro soluto con o senza cessione del credito. Per Mussari si tratta di modalità  «tutte percorribili insieme». Una volta convertito il decreto sulle semplificazioni fiscali, il ministero delle Finanze emetterà  un decreto per facilitare ulteriormente la certificazione dei crediti delle pubbliche amministrazioni attraverso un sistema standardizzato. 
Il governo vuole inoltre anticipare a fine anno, anziché il 30 marzo 2013 previsto, il recepimento della direttiva dell’Unione Europea che impone alla pubblica amministrazione di saldare i propri debiti entro 30 giorni (o, in alcuni casi, entro un massimo di 60). La situazione italiana appare critica: secondo Confindustria nel 2011 le nostre aziende hanno dovuto aspettare in media 180 giorni, cioè sei mesi, per ottenere un pagamento da un’amministrazione pubblica, contro i 64 giorni delle francesi e i 35 delle tedesche. L’allarme riguarda anche i pagamenti tra imprese, che sono diventati più lunghi, passando dagli 88 giorni del 2009 ai 103 dello scorso anno. Per questo l’Abi chiederà  oggi al ministro Passera di dare rapida attuazione alla direttiva dell’Unione Europea sul sistema di pagamenti anche tra le imprese.


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