«O passa la riforma o il governo va a casa»

by Editore | 15 Aprile 2012 12:54

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ROMA — «Se la riforma non passa, il governo va a casa». Constatazione o minaccia, Elsa Fornero torna a ripetere con forza che il disegno di legge sul lavoro resta il discrimine per la sopravvivenza dell’esecutivo e quindi del Parlamento. Parole chiare, che rientrano nello scontro che si consuma ormai da giorni fuori e dentro il Parlamento. E mentre il Pd evita di commentare troppo le uscite del ministro, su Fornero piovono gli strali della sinistra e dell’Italia dei valori, con un’area di irrequietezza che coinvolge ampi settori del Pdl. E la frase secondo cui «gli esodati li creano le imprese, mandando fuori i dipendenti e ponendoli a carico della collettività » scatena la reazione stizzita di Confindustria: «Queste parole destano sorpresa e sgomento. Danno una rappresentazione delle imprese non realistica e offensiva».
Una risposta che prosegue in una nota di Viale dell’Astronomia nella quale si spiega che «le imprese quando riducono il personale lo fanno solo per necessità » e che «se si cambiano le regole in corsa, è responsabilità  di chi decide di cambiare le regole prevederne le conseguenze». Insomma, alle imprese nulla si può imputare e anzi Confindustria definisce «un atto dovuto» rimediare dopo «aver limitato l’applicazione del precedente regime previdenziale solo ad alcuni soggetti, senza darsi pensiero di tutti i lavoratori coinvolti nelle procedure di mobilità ».
Il ministro spiega il suo punto di vista prima con una lettera al Sole 24 Ore, poi parlando a un convegno su giovani, donne e lavoro. Sceglie Reggio Calabria per lanciare un appello alla responsabilità  della maggioranza in vista del vertice di martedì con il premier Mario Monti e i tre leader che sostengono la maggioranza, Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini. Il ragionamento è tranchant, il piglio combattivo: «Finora abbiamo ricevuto critiche per troppa incisività  o troppo poca incisività  ma su una cosa siamo decisi: andremo in Parlamento e se la riforma non dovesse passare andremo a casa». Non disponendo di «bacchetta magica», Fornero assicura che il governo «sta lavorando per il Paese, non per compiacere sindacati, imprese o partite Iva». Conscia delle critiche che l’hanno colpita, spiega: «Non siamo senz’anima, conosciamo il disagio sociale. Vado al vertice di maggioranza con serietà  e senza arroganza. Abbiamo lavorato bene e forse qualcuno ha cambiato idea rispetto alle posizioni precedenti». La riforma «non è intoccabile», ma ha «un suo equilibrio e una valenza generale». 
A Reggio — mentre in sala un gruppo di precari protesta silenziosamente — Fornero spiega che «i giovani e le donne sono le categorie più svantaggiate e per il Sud gli svantaggi sono ancora maggiori». Ma non se la sente di offrire speranze immediate: «Si può cambiare in breve tempo? Non credo. C’è bisogno di piccoli passi». Tutto vuole il ministro fuorché «vendere illusioni», come «illusione sarebbe un solo contratto a tempo indeterminato».
Favorevole il commento di Pier Ferdinando Casini, che parla di «parole oneste» e avverte: «Le persone serie non facciano la campagna elettorale sulle spalle degli esodati». Tiziano Treu (Pd) spiega che bisogna «chiudere prima delle elezioni amministrative con un compromesso che non stravolga il testo». Il capogruppo alla Camera del Pdl Fabrizio Cicchitto auspica «un atteggiamento costruttivo» rispetto alle questioni poste dalle imprese». E di «piccoli aggiustamenti necessari», parla Enrico Letta (Pd) riferendosi ad aspetti come «la flessibilità  in entrata e gli ammortizzatori sociali». 
Duro Antonio di Pietro: «Il balletto di cifre è indecente. I lavoratori vengono trattati dal governo come Bancomat. Il bilancio dell’esecutivo è disastroso». Per Nichi Vendola «le incertezze dei ministri tecnici sono impressionanti, perché scopriamo che Fornero si riferiva soltanto a un anno quando parlava dei 65 mila esodati». Per il segretario di Prc-Fds (Rifondazione comunista-Federazione della sinistra) Paolo Ferrero, «in Italia c’è un governo di occupazione tedesco». Ma critiche arrivano anche dal Pdl. Per Maurizio Gasparri non è il caso di «alimentare il giochino dei politici cattivi e dei tecnici-professori rallentati dalle manovre dei partiti: gli errori fatti dal ministro Fornero vanno corretti. Troppe rigidità  possono causare licenziamenti, non assunzioni».

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