L’impegno sociale? È nato sulla Carta

by Editore | 13 Aprile 2012 6:24

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Era il 1989 quando veniva pubblicata la Carta del progetto grafico. Documento di riflessione aperta partiva dall’assunto che la grafica e la comunicazione visiva sono dappertutto, pervadono e attraversano la società , ne condizionano i presupposti. Secondo Mario Piazza, grafico, architetto e direttore di Abitare e tra i curatori della mostra Grafica Italiana: «La Carta era in primo luogo un’assunzione di responsabilità . Soprattutto etica. La Carta affermava la maturità  del progetto grafico e ne rivendicava un ruolo di centralità  strategica, dopo l’architettura negli anni ’30 e il disegno industriale negli anni ’60, per la cultura del progetto». Ma il rapporto tra grafica, società  e impegno, soprattutto politico, esiste da molto prima. Ed è proprio la mostra della Triennale a ripercorrere anche l’anima impegnata della grafica. Quando si comincia a parlare di grafica sociale in Italia? «Negli anni ’70 si affaccia un concetto di grafica come pubblica utilità . Come esisteva da sempre il medico condotto un quegli anni nasce una sorta di “grafico condotto” che ha la funzione di rendere più chiaro il messaggio. Succede che il territorio grafico si allarga sul sistema paese per comunicare la cosa pubblica da parte di enti, scuole, asili. C’è verso il mondo della grafica una pluralità  di richieste, da parte della cosa pubblica, che vede nascere una nuova dimensione strategica».

Un concetto ben diverso da quello della pubblicità  con cui la grafica spesso era confusa.

«Esattamente. La grafica degli anni ’70 non voleva più sorprendere. L’effetto curiosità , che scatena l’acquisto, rimaneva ai pubblicitari. Prevaleva invece un concetto di pubblica utilità  dalla dimensione più ampia ».

Altra cosa ancora è la grafica politica. Ci può fare qualche esempio? «La grafica è da sempre presente nella realtà  politica se pur con sfaccettature diverse. Per esempio, nel periodo fascista era molto forte e caratterizzante. Il rapporto con la politica prevedeva una dimensione estetizzante per vestire dei principi. Nella mostra della Triennale ci sono vari esempi dai manifesti di Benito Jacovitti per la democrazia cristiana alle illustrazioni di Massimo Dolcini».

Oggi che atteggiamento c’è verso il grafico? «Nel presente il grafico compie delle sceltee va oltre. Non è più quello che realizza un semplice decoro ma un intellettuale che svolge un mestiere più ampio. Non solo. La grafica insomma non ha più a che fare solo con ciò cheè visibile maè dinamica, collegata al suono e al movimento. I grafici sono multimediali e si muovono su piattaforme differenti e in questo naturalmente pesano le nuove tecnologie».

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