«Il sindaco vuole svendere l’Acea»

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ROMA  – Chiedono che l’Acea non venga svenduta provocando così un doppio danno, sia alla città  che agli azionisti. E per questo motivo ieri mattina hanno occupato la sede del Pdl in Campidoglio. Muniti di striscioni e magafono, verso le 10,30 una trentina di attivisti del Coordinamento romano acqua pubblica si sono presentati negli uffici dei gruppi consiliari di maggioranza in Campidoglio e chiesto un incontro con il capogruppo del Pdl Domenico Gramazio e il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Duplice il motivo della protesta: contestare e cercare di fermare la vendita di una quota dell’Acea, la municipalizzata del Campidoglio, e chiedere che venga revocato il divieto imposto da Alemanno all’uso di piazza del Campidoglio come punto di arrivo della manifestazione indetta dalle opposizioni per il prossimo 5 maggio con partenza da piazza Vittorio. 
Ma è soprattutto la decisione del Comune di ridurre la sua partecipazione in Acea che suscita le maggiori proteste. Fino a oggi il Campidoglio possiede il 51% della municipality ma è intenzionato a venderne il 21% portando la propria quota al 30%. «La nostra quota rimarrà  strategica. Vogliamo aprire all’azionariato diffuso e a una pluralità  di soggetti», ha spiegato all’inizio del mese il sindaco. Spiegazione che però non ha convinto nessuno. A partire dai piccoli azionisti dell’Acea, contrari alla cessione di quote, definita «una follia». «Bisogna impedire agli speculatori di impadronirsi della società  sborsando pochi spiccioli», hanno spiegato nei giorni scorsi promettendo di dare battaglia il 4 e 5 maggio prossimi quando, in occasione dell’assemblea degli azionisti, chiederanno la sostituzione degli attuali vertici della società  e chiedendo l’instaurazione di una sorta di «amministrazione controllata». Anche perché il titolo dell’Acea non sembra affatto godere di buona salute visto che, come ricordano i piccoli azionisti, è crollato a 4,60 euro e che la capitalizzazione in borsa è «in picchiata» e «al di sotto del capitale sociale».
Contro la «svendita» dell’Acea si è schierato anche il Pd, intenzionato a bloccare in tutti i modi l’operazione messa in piedi da Alemanno. «Non faremo nessun passo indietro: se la giunta dovesse portare avanti questa delibera faremo un referendum popolare abrogativo», ha confermato ieri il capogruppo Umberto Marroni riferendosi alla delibera che dovrebbe dare il via libera alla vendita e alla costituzione di una holding delle società  controllate dal Comune. Anche il Pd ha fatto due conti sul valore del titolo Acea scoprendo che dal 2008 a oggi è passato da 13,3 euro agli attuali 4,50, una perdita di valore pari al 47%. «Procedere oggi alla cessione del 21% delle quote – ha spiegato Alfredo Ferrari, vicepresidente della commissione Bilancio del Campidoglio – vorrebbe dire svendere a prezzo di saldo la prima azienda pubblica di Roma».


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