Ligresti, chiesto il fallimento delle holding

by Sergio Segio | 18 Aprile 2012 6:43

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MILANO – Arriva una tegola sull’operazione Unipol – Fonsai e si chiama Procura. Ieri si è saputo che il sostituto procuratore Luigi Orsi ha chiesto il fallimento della Imcoe della Sinergia, due holding attraverso le quali i Ligresti controllano Premafin, la finanziaria che ha in pancia oltre il 50% di Fonsai, il gruppo assicurativo che vuole fondersi con la bolognese Unipol. Sinergia ha bisogno «di 50 milioni di liquidità  per proseguire le attività  fino al 2014», ha scritto il pme le cose non vanno meglio per Imco. Da tempo le due società  sono al centro di riunioni tra consulenti ed advisor per trovare una via d’uscita a una situazione diventata ormai insostenibile. Secondo le valutazioni della magistratura a fronte di attivi derivati dagli immobili che si aggirano attorno ai 290 milioni, i debiti delle società  sono di circa 400 milioni.

Le banche, Unicredit, Banco Popolare, Bpm e Ge Capital, sono esposte per 320 milioni di euro e oltre 60 milioni spettano ai creditori commerciali. Lo sbilanciamento è di circa 100 milioni di euro, una situazione pericolosa che la famiglia non ha mai sanato. Ma non basta, perché stando a quanto messo nero su bianco dal pm, l’impossibilità  di onorare i propri debiti da parte di Imco e Sinergia è aggravata anche da una serie di incertezze riguardo ad alcune partite in sospeso, come quelle con il Fisco che vanterebbe dai Ligresti almeno 20 milioni di euro o quelle legate agli immobili di Parma. Finora non è stato trovato un accordo con i creditori. In un primo momento, gli advisor hanno lavorato a un piano di risanamento (art. 67 delle legge fallimentare). La soluzione prospettata era di dar vita a un fondo per valorizzare gli immobili sotto la guida di una società  specializzata, una Sgr del settore immobiliare. A fronte di questa operazione le banche avrebbero ottenuto il rimborso dei propri crediti, mentre le attività  restanti avrebbero dovuto soddisfare i creditori commerciali e gli altri. Da ultimo invece i legali di fiducia del gruppo Fonsai, Giuseppe Lombardi e Marco De Luca, si sono presentati in Procura ventilando l’ipotesi di approntare un accordo di ristrutturazione (art. 182 bis). Qualora dovesse andare in porto, la procura potrebbe abbandonare l’ipotesi del fallimento e valutare di non opporsi, anche perché l’articolo 182 bis impone che il piano di rilancio venga portato avanti sotto la tutela del Tribunale, mentre il 67 non è altro che un accordo tra privati.

Inoltre la ristrutturazione secondo l’articolo 182 stabilisce il pagamento al 100% dei creditori che non aderiscono all’accordo. La supervisione del Tribunale garantirebbe anche la pubblicità  delle operazioni di vendita e conferimento degli asset di Imco e Sinergia, finora condotte in sede privata dalla famiglia Ligresti.

L’apertura di un eventuale fallimento avrebbe però un effetto devastante sui Ligresti. Il padre, Salvatore, è già  indagato per ostacolo alle autorità  di vigilanza: il rischio è di vedersi contestare anche i reati di bancarotta. Quanto all’operazione tra Fonsai e Unipol, gli esiti sono incerti. L’unica a festeggiare per ora è stata la Borsa che alla notizia della richiesta di fallimento di Imco e Sinergia ha dato una sua prima interpretazione: Fonsai ha chiuso con un balzo del 38,89% a 1,15 euro, tra scambi di poco al di sotto del doppio della media degli ultimi trenta giorni, e Milano assicurazioni del 17,17% a 0,26 euro. Unipol ha guadagnato il 23,73% a 24,56 euro. Destino opposto per Premafin: il titolo ha perso il 5,85% a 0,27 euro.

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