«Favorì la nomina del primario» Indagato il governatore Vendola

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ROMA — «Quel concorso deve vincerlo Paolo Sardelli». Nichi Vendola, il presidente della Regione Puglia, che ha fatto della legalità  la sua bandiera, inciampa nell’inchiesta sulla sanità  pugliese. Indagato per abuso d’ufficio, come si legge nell’avviso conclusioni indagini, per aver pilotato un concorso da primario di chirurgia toracica dell’ospedale San Paolo di Bari, vinto da un suo amico. 
L’accusa è stata resa nota ieri dallo stesso leader sel, in una conferenza stampa nella quale ha rivendicato la qualità  della scelta: «Sono sereno — ha detto Vendola — vengo accusato di aver favorito la nomina di chi oggi viene considerato una delle più importanti autorità  scientifiche a livello europeo e ha il merito di aver trasformato un reparto che non c’era in un’assoluta eccellenza». «L’accusa — ha spiegato — nasce soltanto dalle dichiarazioni di Lea Cosentino, persona che ha motivo di rancore nei miei confronti, visto che l’ho licenziata all’inizio delle inchieste sulla sanità  pugliese in cui lei è risultata coinvolta e che adesso chiede 3 milioni di euro di risarcimento». 
Ma i titolari dell’inchiesta, i pm Desirèe Digeronimo e Francesco Bretone e il procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno, non la vedono così. Parlano di «disegno criminoso» e lo accusano di aver «istigato» Lea Cosentino, l’ex commissario straordinario della Asl di Bari, (finita al centro dell’inchiesta sulla «rete» che scambiava appalti e nomine nella sanità  pugliese sotto l’egida dell’ex assessore, ora senatore, Alberto Tedesco), ad avere «intenzionalmente procurato a Paolo Sardelli un ingiusto vantaggio patrimoniale». Oltre ad aver «arrecato un danno ingiusto a Marco Luigi Costernino, Achille Lococo e Gaetano Napoli», gli altri medici che avevano partecipato al concorso scaduto due volte. La prima volta Sardelli non partecipò, giacché, secondo la Cosentino, aveva altre mire. Ma sfumata l’altra opportunità  ci ripensò. E da lì partirono le presunte «pressioni» di Vendola per riaprire i termini del concorso. 
Accuse riportate nelle carte. I pm contestano a Vendola di aver «assicurato tra l’altro alla Cosentino la propria protezione da eventuali rilievi e iniziative di terzi cointeressati». E citano, la frase che, secondo Lady Asl, sarebbe stata pronunciata da Vendola: «Non ti devi preoccupare di questa cosa! Ti copro io!».
Così, si legge nel provvedimento, «dopo la scadenza dei termini del precedente avviso» da lei stessa fissati il 4 febbraio 2008, la Cosentino omise di «procedere alla nomina della commissione per la valutazione tecnica» e deliberò la «riapertura dei termini per la presentazione delle domande» «al fine di favorire esclusivamente la situazione personale di Paolo Sardelli». Insistentemente segnalata da Vendola («Quel concorso deve vincerlo Sardelli»), sottolinea la Procura, «dopo che era stata accertata la non praticabilità  del conferimento di un incarico direttivo allo stesso Sardelli presso l’ospedale Di Venere di Bari, al quale il sanitario aspirava. Termini riaperti in assenza di un fondato motivo di pubblico interesse». E «sulla base di una motivazione pretestuosa e in sé contraddittoria»: l’esigenza asserita di «una ampia possibilità  di scelta» in relazione alla «esiguità  del numero dei candidati che hanno presentato domanda, in palese contrasto con la dichiarata “specifica particolarità  della disciplina oggetto della selezione”. Così consentendo a Sardelli, di partecipare, dopo la riapertura dei termini». 
Il 19 aprile 2009 tra i candidati «tutti dichiarati idonei» la Cosentino «presceglieva» Sardelli. Ma lei stessa giustificò ai magistrati la scelta così: «Vinse il dottor Sardelli perché in effetti era il più titolato». 
«Mi dichiaro assolutamente sereno, come sempre in passato. Ogni mia azione è stata sempre trasparente», ha assicurato ai cronisti Vendola, «io a questo, come a tutti i concorsi, mi sono interessato per chiedere che fossero concorsi veri, che avessero una platea credibile di partecipanti e potesse vincere il migliore». «Permettete — ha aggiunto — che legga quello che scriveva un gip in una richiesta di archiviazione: “Quanto alla posizione del presidente Vendola, gli stessi commenti che formulano i soggetti interessati, Tedesco e Lea Cosentino, dimostrano l’assenza non solo di condotte, ma ancor prima di finalità  e obiettivi dell’azione politica che possano in qualche modo dimostrare l’esercizio di pressioni e condizionamenti dell’attività  istituzionale”». Poi il governatore ha preso a prestito le parole di Tarantini: «La Cosentino era terrorizzata dal fatto che Vendola potesse sapere che commetteva illeciti». E ha concluso: «Questo è il quadro reale».


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