«Esodiamo il governo»

by Editore | 14 Aprile 2012 17:55

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Grande corteo a Roma per salvare chi è rimasto scoperto tra lavoro e pensione. Camusso: «Numeri veri o si dimetta il presidente dell’Inps»«Fornero porta riforma a cimitero». È coloratissimo e pieno di persone il corteo degli «esodati» che ieri ha attraversato le vie di Roma, con in testa i segretari di Cgil, Cisl e Uil Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. C’è anche una splendida Emma Marcegaglia in completo rosa e collanona di perle: indossa guanti sterili e spruzza Amuchina dappertutto, cercando di esorcizzare i (poveri) pensionati. Ma non è quella vera: si tratta in realtà  della parodia di Sabina Guzzanti. Sugli esodati si combatte una guerra di cifre: per il ministero del Lavoro sono 65 mila, per l’Inps 130 mila, per i sindacati 300 mila. Tanto che dal cuore della manifestazione Susanna Camusso è stata chiara: «Se il governo confermasse nei prossimi giorni che gli esodati sono 65 mila, allora non resta altro che chiedere le dimissioni del presidente dell’Inps». 
Gli «esodati», lo ricordiamo a beneficio di chi non lo sapesse, sono lavoratori andati in prepensionamento in forza di accordi specifici siglati con le loro aziende (perlopiù grossi gruppi come Fiat, Telecom, Poste, Alitalia), ma che a fronte della riforma Fornero, che ha spostato l’età  di pensionamento di diversi anni, si trovano scoperti tra la fine degli ammortizzatori e l’inizio della pensione. Alcuni sono senza tutele anche per 2 o 4 anni. Il governo si è impegnato appunto a provvedere, assicurando che verranno stanziati fondi per accompagnarli fino all’agognato assegno, ma se fossero davvero più dei previsti 65 mila, molti rimarrebbero di fatto privi di qualsiasi garanzia. Cioè per 2 o 4 anni senza stipendio nè pensione, e certo non in grado di trovare un lavoro avendo passato i 60 anni. 
Sulla guerra delle cifre si è espresso ieri anche il segretario del Pd, Pierluigi Bersani: «Vengano fuori i numeri veri – ha detto – È curioso che non coincidano le cifre di Inps e governo». E il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, ha cercato di gettare acqua sul fuoco: «È ovvio che ci sono più esodati dei 65 mila, ma sono scaglionati nel tempo – ha spiegato – Ci sono quelli che rimarranno senza stipendi e senza pensioni nel 2013, altri nel 2014 e via dicendo. Anno per anno si provvederà . Non possiamo risolvere il problema tutto subito perché dovremmo mettere a bilancio una cifra spropositata che ci farebbe saltare tutti gli equilibri finanziari». «Per i 65 mila – ha aggiunto Polillo – c’è la copertura totale. Siamo intervenuti per evitare che si rimanga senza pensioni e senza stipendi e in mezzo a una strada. La premessa è che non è più accettabile che si proceda con i prepensionamenti per risolvere problemi di ristrutturazione aziendali. L’abbiamo fatto per anni e abbiamo creato il disastro sui conti della previdenza. Si tratta di mantenere fermi i postulati della riforma e fare norme di carattere transitorio per risolvere i problemi che rimangono». 
Come dire: il governo ha individuato in 65 mila gli esodati interessati subito, mentre quelli che usciranno negli anni verranno tutelati a suo tempo. Ma è appunto di questo che hanno paura i sindacati: che nel conto stretto dell’esecutivo sia rimasto fuori qualche migliaio di persone già  adesso, e che in futuro, quando verranno a scadenza via via gli altri, poi non si troveranno i fondi necessari; o si dovrà  fare volta per volta una battaglia, il che è impossibile.
Il segretario Fiom Maurizio Landini nota che «non è solo una questione di numeri ma di persone: avevano sottoscritto accordi volontari e ora il governo deve garantirli». «Se non si trova una soluzione per tutti torneremo in piazza – ha rincarato la leader Cgil Camusso – Si introduca una patrimoniale vera per reperire le risorse. Non è concepibile che le pensioni d’oro, che secondo alcuni calcoli rappresentano il 20% della spesa totale, paghino un contributo proporzionalmente inferiore di coloro ai quali è stata sottratta la rivalutazione. Si ponga un tetto, si alzi il contributo di solidarietà , si paghi la differenza in titoli di Stato. In questo modo si potrebbe risparmiare sulla spesa corrente e, forse, le banche comincerebbero a erogare più credito».

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