«Effetto Imu, case giù del 20%»

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MILANO — L’Imu potrebbe fare scendere il prezzo delle case del 20%, con punte di oltre il 50%, mette in guardia il Censis. «Redditi fermi e risparmio in flessione potrebbero costringere le famiglie a mettere in vendita le seconde case, le più colpite dalla nuova tassa», spiega il direttore generale Giuseppe Roma, che ieri ha presentato i risultati dell’Outlook sui consumi Censis Confcommercio, lo studio periodico effettuato su un campione di 1.200 famiglie. 
Roma parte da due dati. «Oggi risparmia solo il 9,8% delle famiglie rispetto al 28% misurato lo scorso giugno. Inoltre è salita dal 25,2% al 41,1% la percentuale delle famiglie che segnala una flessione già  in atto nel prezzo degli immobili. Se poi teniamo conto delle previsioni che indicano una diminuzione del reddito disponibile, ecco che l’introduzione della nuova tassazione potrebbe portare a una maggiore propensione a vendere le seconde case per far fronte a una pressione patrimoniale che in passato non c’è mai stata e che per di più si verifica in un momento già  fiacco del mercato», afferma. 
Sarebbe un’inversione di tendenza, con il primo calo significativo delle quotazioni rispetto agli anni ’92-93, «quando però i valori crollarono del 60%», ricorda Roma. Perché finora, a dispetto della crisi, il mercato immobiliare ha tenuto, con una flessione dei prezzi contenuta intorno al 3%, rispetto al boom osservato dall’Agenzia del Territorio, che ha registrato un aumento dei prezzi del 27% tra il 2004 e il 2008. «Invece di diminuire dell’1-2% all’anno, nonostante una riduzione del 25% delle compravendite, gli immobili potrebbero scendere del 20% entro fine anno», ribadisce Roma.
Non tutti sono d’accordo con «la tendenza» indicata dal Censis. Per Mario Breglia, presidente di Scenari immobiliari, «i prezzi delle case sono piuttosto stabili» e non si aspetta «cali vistosi» nelle quotazioni. Piuttosto osserva «variazioni interessanti nei centri storici e nelle zone marginali». Nel primo caso si vedono «mercati in ripresa», come ha rilevato anche la Borsa immobiliare. Nel secondo caso, che riguarda case nuove in periferia, nei piccoli centri o in alcune zone turistiche poco pregiate, dove si è costruito molto, ma gli immobili sono mal localizzati e mal serviti, «i prezzi sono molto bassi però non c’è domanda». 
E l’Imu? «Riduce la propensione all’investimento immobiliare, soprattutto dei ceti più deboli, già  colpiti dalla pressione fiscale e dagli aumenti dei prezzi, a cominciare da quello dei carburanti. Perciò più che far aumentare le vendite di seconde case, è un freno all’acquisto da parte del mercato povero», valuta Breglia. Insomma, il mercato immobiliare «è tornato agli anni 90: compra chi ha i soldi e non ha bisogno del mutuo». Ma l’Imu «ammazza anche la propensione a comprare per affittare, perché la legge non fa differenza tra zone turistiche e città ». 
Ciò detto, il mercato italiano delle seconde case, su circa 600 mila compravendite nel 2011, rappresenta appena il 5%, con il sorpasso delle seconde case all’estero già  da fine 2010, confermato anche l’anno scorso. «Gli italiani preferiscono comprare in Gracia, Spagna, in Francia e a Londra, perché c’è più offerta e i prezzi sono più bassi», spiega Breglia. Un dato? Nel 2011 a Parigi i secondi compratori di immobili dopo i francesi sono stati gli italiani. 
Tutto il settore edilizio nazionale, in realtà , è sotto pressione: a febbraio l’Istat ha registrato un crollo del 20,3% delle costruzioni rispetto a un anno fa, e quasi del 10% su gennaio. Si tratta del dato peggiore dal gennaio 2009, quando si ebbe un crollo del 23,3%.


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