Le Ambizioni dell’India al Lancio il Missile che Può Colpire Pechino

by Editore | 19 Aprile 2012 7:34

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Oggi o domani, lancerà  il suo primo missile balistico intercontinentale, Agni-V, un veicolo capace in futuro di colpire in un raggio di cinquemila chilometri e di portare testate nucleari. Era pronta a sperimentarlo ieri sera nell’Oceano Indiano ma il cattivo tempo ha consigliato un rinvio. Temporali permettendo, sarà  l’ingresso del Paese nel club dei possessori di capacità  intercontinentali (Icbm) e darà  a Delhi la possibilità  di colpire l’intero territorio cinese, comprese Pechino e Shangai. Si tratta di un salto strategico non da poco. E non è un’iniziativa isolata. Quattro mesi fa, l’India ha affittato per dieci anni un sottomarino nucleare russo. Il prossimo dicembre, la Marina dovrebbe ricevere una portaerei (ristrutturata) di costruzione sovietica. E, in generale, il Paese è impegnato in uno sforzo di rinnovamento delle forze armate che lo ha portato a essere uno dei principali acquirenti internazionali di armi.
È che il governo indiano ha stabilito che la crescita economica deve essere accompagnata da una forte capacità  militare. Nella regione, in effetti, i rischi ci sono. Al momento, i rapporti con la Cina sono buoni, ma le dispute di confine non mancano e Delhi è preoccupata per quello che percepisce come un espansionismo di Pechino nell’Oceano Indiano. E le tensioni con il Pakistan possono riaccendersi in ogni momento. L’India è dunque convinta che la strada verso lo status di potenza regionale debba essere percorsa con muscoli militari significativi, pena la possibilità  che la stessa crescita economica venga messa a repentaglio.
Il guaio è le cose non stanno funzionando come nei piani. Poche settimane fa, il capo di Stato Maggiore ha scritto al governo per dirgli che, nonostante le enormi spese, parti consistenti dell’esercito sono senza munizioni. In un’altra lettera ha denunciato un tentativo di corruzione nei suoi confronti. E più in generale il fenomeno India sembra stia per finire nella sabbia: la crescita, che doveva superare il dieci per cento del Pil, è caduta al 6,1% e le riforme necessarie a competere con un Paese come la Cina non arrivano, anzi pare che Delhi voglia tornare a forme di controllo statalista sull’economia. Non sarà  con Agni-V che l’India si garantirà  lo status a cui aspira.

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