«Dimmi cosa vedi, ti dirò chi sei» Ma qui è tutta tattica

by Editore | 18 Aprile 2012 7:33

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Altrimenti si farebbe fatica a capire il voltafaccia di Sarkozy, passato dai film di de Funès e i telefilm americani (fino a ieri i suoi appuntamenti preferiti: ipse dixit) a titoli capaci di oscurare i giudizi fantozziani sulla Corazzata Potà«mkin, come La passione di Giovanna d’Arco di Dreyer (sicuramente nella copia originale di 120′ ritrovata nel 1984 in un ospedale psichiatrico norvegese) o i «film muti di Lubitsch» (ne ha diretti più di cinquanta: li ha visti tutti?), perfetti per riconquistare quell’intellighenzia che gli ha girato le spalle nonostante gli sforzi di Carlà . Hollande invece è alla ricerca di una Francia più «tradizionale», colta ma non snob, proprio quella che può amare Rohmer e Truffaut oppure l’ultimo western di John Ford (Il grande sentiero), specie di atto riparatore verso i pellerossa e la loro marginalizzazione. Una strada che il candidato centrista Franà§ois Bayrou percorre con maggior determinazione, abbassando ancora un po’ il target (Patrizia di Pagnol, Tutti insieme appassionatamente, Pretty Woman) con una strizzatina d’occhio ai gusti dei più giovani (In famiglia si spara di Lautner, sconosciuto da noi ma culto in Francia). La stessa strategia di Marine Le Pen che al muscolare Braveheart affianca Le Père Noà«l est un ordure (inedito in Italia), vero film «stracult» che sbertuccia senza ritegno il buonismo dei telefoni-amici. E il radicale Mélenchon? Lui è politicamente corretto: sceglie Piccolo grande uomo, Apocalypse Now, Blade Runner, Roma di Fellini tutti film «giusti» e «progressisti» ma dimentica che La mia Africa era stato definito dal grande critico Serge Daney il prototipo del «film-incesto» tra cinema e pubblicità : la quintessenza del cinema pubblicitario e accademico.

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