Lavitola: “Dal gruppo di Stato potevo avere dieci milioni I cinque di Silvio? Riconoscenza”
NAPOLI – «Sì, sì, è vero, è vero.
Ho cercato di contattare il presidente Berlusconi per farmi prestare 5 milioni. Purtroppo non ci sono riuscito, né a contattarlo né ad avere i soldi». Carcere di Poggioreale, la sera del 18 aprile. Un torrenziale Valter Lavitola risponde alle domande dei magistrati napoletani nel primo interrogatorio dopo l’arresto. L’editore dell’ Avanti! parla dell’ex premier, del presidente panamense Ricardo Martinelli. Accenna alla consulenza con Finmeccanica.
E conferma di aver provato a chiedere soldi all’ex premier. Un «prestito», assicura, non di un ricatto. «Se avessi avuto la possibilità o la volontà di ricattare il presidente Berlusconi, lo avrei fatto per un incarico politico».
Ma perché il Cavaliere avrebbe dovuto dargli quella somma? «Per un debito di riconoscenza», dice Lavitola. «Fino a ieri ho fatto sette mesi di latitanza per aver dato soldi a Tarantini per conto suo», riferendosi all’imprenditore che, secondo l’accusa della magistratura barese, sarebbe stato indotto a mentire nel caso escort. Un debito di riconoscenza, prosegue Lavitola, «amplificato dal fatto che se lui dà 120 mila euro a Longhettina, come si chiama lei, e quindi gliene ha dati trenta volte tanto a Black, e ha dato un milione e dispari a Tarantini che li usa per andare al ristorante…». Da Berlusconi, Lavitola voleva anche un contratto pubblicitario e sempre per la stessa ragione: «Sto latitante a causa di questo fesso di Tarantini, mi stanno portando via il giornale, aiutami almeno a fare questo contratto di pubblicità ». E sottolinea: «Mi sarei aspettato, in tutta onestà , che Berlusconi si fosse fatto vivo, e mi avesse detto: “che cavolo vuoi?”». Con Berlusconi, Lavitola afferma di essersi «scavato questo piccolo ruolo di consigliere politico, alla faccia di Ghedini e di Letta, i quali dovevano avere l’esclusiva».
Il gip Dario Gallo e i pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock lo ascoltano. Lavitola, assistito dall’avvocato Gaetano Balice, si difende sia dall’ipotesi di corruzione internazionale con il governo di Panama, sia per la truffa sui finanziamenti all’ Avanti!. Secondo la sua versione, i soldi ricevuti dall’imprenditore Angelo Capriotti, interessato alla progetto di costruzione delle carceri nel Paese centroamericano, non servivano per pagare tangenti, ma erano un’anticipazione sulla provvigione. Il presidente Martinelli, afferma Lavitola, «non è un tangentaro». Ma come Berlusconi, ama «la vita gaudente». E l’elicottero vip che volevano regalargli? «Era per lo Stato, non per Martinelli», dice Lavitola. Agusta, ricostruisce, doveva fornire a Panama sei elicotteri, il primo con allestimento vip, modello presidenziale. Contratto su cui Lavitola, in qualità di formale consulente, dice di aver «coinvolto Pozzessere (dirigente Finmeccanica, ndr) che mi aveva assicurato di aver coinvolto Orsi», ex ad di Agusta, oggi al vertice di Finmeccanica. Ma la consegna del primo velivolo tardava, così Lavitola avrebbe proposto a Capriotti, che non intendeva più un ospedale pediatrico chiesto dal governo locale, di «regalare un elicottero». Il tema dei rapporti tra Lavitola e Finmeccanica viene rinviato al successivo faccia a faccia. L’editore fa solo qualche accenno: «Sono rimasto con il cerino in mano…Mi sono reso conto che su Finmeccanica potevo guadagnare sette, otto, dieci milioni di euro e sono rimasto come un pappagallo». E sul contratto di consulenza, scaduto a giugno, spiega aver gettato le basi per un accordo non solo con Finmeccanica «per un ammontare di un milione di euro l’anno. Quindi non è che ero proprio un baccalà », chiosa. Di sé stesso dice di «non essere Maria Goretti. Non sono un santo edè certoe non voglio passare per l’immacolato che non sono». Ridimensiona sensibilmente la posizione di un altro indagato, Vincenzo Ghionni, difeso dagli avvocati Astolfo Di Amato e Francesca Rinaldi. E del senatore del Pdl Sergio De Gregorio, indagato nel filone sull’ Avanti!, dice: «Ha preso soldi da tutti gli usurai della Campania».
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