L’Antihirst

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Londra – «Hanno cercato di mettermi a tacere ed è semplicemente uno scandalo. Un errore gravissimo. Una questione di interesse pubblico». Il critico d’arte Julian Spalding, ex direttore dei musei di arte contemporanea di Manchester, Sheffield e Glasgow, è un fiume in piena. Una settimana fa dalla pagina dei commenti dell’Independent aveva lanciato un suggerimento: «Prima che perdano ogni valore, è bene che vendiate le vostre opere di Hirst… se siete stati così sfortunati da averne acquistata qualcuna». Tesi che sostiene anche nell’e-book Con Art – Why you ought to sell your Damien Hirsts while you can (su Amazon a 90 pence). Tanto è bastato perché Spalding diventasse “persona non grata” per la Tate Modern che da oggi ospita la prima retrospettiva sull’artista britannico Damien Hirst. Invitato da tre reti televisive a partecipare lunedì alla conferenza stampa sulla mostra, si è visto sbarrare la porta.
Signor Spalding, cos’è successo?
«Dovevo essere intervistato per commentare la retrospettiva, parlare di fronte alle opere e spiegare alla gente quel che ne penso. Ma i responsabili della Tate non mi hanno permesso d’entrare perché ho punti di vista diversi. È uno scandalo. Sono stato direttore di musei, ho scritto libri, sono una figura di riferimento internazionale nel campo dell’arte. La Tate dovrebbe incoraggiare il dibattito sull’arte, non affossarlo. Mi hanno detto che non sapevano che si trattasse di me e che il divieto di tenere interviste in galleria era generale. Ma mentono. Perché hanno tenuto fuori solo me. È pazzesco».
Perché pensa che le opere di Hirst non abbiano valore?
«Alcuni dicono che le opere di Hirst sono arte, altri dicono che non lo sono affatto, altri ancora dicono che sono grandiose. Lo stesso Hirst pensa di essere un grande artista. Ieri per rispondere al mio intervento sull’Independent si è paragonato a Picasso dicendo che a suo tempo anch’egli fu bistrattato dai critici. E anche la Tate pensa che Hirst sia un grande artista altrimenti non avrebbe organizzato la retrospettiva. Ma io dico che stanno tutti perdendo di vista la questione. Hirst non è affatto un artista. La sua non è arte. I prezzi delle sue opere sono folli».
Perché non la definisce arte?
«L’arte deve essere creata. Non puoi solo mettere uno squalo in una vasca per potere dire “Sono un artista e questa è un’opera d’arte”. Gli artisti moderni mettono un po’ di vernice su una tela e dicono “è un quadro”. Non lo è. È pittura su una tela. L’arte è immaginazione, è comunicare sentimenti e idee che non potrebbero essere comunicati altrimenti. Molti dicono che Hirst sia migliore di Michelangelo perché ha avuto l’idea di mettere una mucca in una vasca di formaldeide mentre Michelangelo non ha avuto l’idea per il suo David. Ma se guardi il David di Michelangelo non smetti di scoprire cose nuove. Se guardi lo squalo di Hirst, se sei un cristiano pensi che è una creatura di Dio. E cosa aggiunge Hirst al lavoro di Dio? Se non sei credente, pensi che lo squalo è un animale fantastico. Ma qual è il senso?».
L’opera s’intitola L’impossibilità  fisica della monte nella mente di qualcuno vivente…
«E cosa significa in termini filosofici? Se vuoi scrivere una frase sulla morte, allora fai il filosofo. Il titolo non aggiunge senso allo squalo, non è integrato con l’opera. Vuol dire che Hirst non ha trovato il modo di comunicare i tuoi sentimenti in forma artistica. Ecco perché non è un’artista».
Perché pensa che presto le sue opere si svaluteranno?
«Perché i loro prezzi sono folli. E non lo dico solo io. Lo sostiene anche il Financial Times. Ma presto andranno giù. Per questo chi ha investito in opere di Hirst dovrebbe preoccuparsi e sbarazzarsene il prima possibile».
Quando avverrà  la svalutazione?
«Difficile prevederlo con esattezza. Ma penso che possa avvenire repentinamente. Persino prima che la mostra chiuda a settembre. Hirst produce troppi lavori e ne vende troppi. Vogliamo parlare dei 1400 spot painting di puntini colorati?». 
E non li ha fatti tutti lui, direbbe il pittore David Hockney…
«Si dice che ne avrebbe dipinto solo cinque. Ma anche se fossero di più dov’è la differenza? Cos’è un puntino di colore? Sono opere vuote. Quando la gente se ne accorge, resta perplessa. E si sente quasi in imbarazzo perché non riesce a capirne il senso. Anche chi ha sborsato milioni per appenderli sulle mura della propria casa dovrebbe sentirsi in imbarazzo. Anzi dovrebbe preoccuparsi seriamente».
Hockney ha definito un insulto considerare artista chi non fa arte con le sue mani e ricorre a collaboratori. Concorda con lui?
«Gli artisti possono fare ricorso alla tecnica o ad assistenti. Lo stesso Hockney ogni tanto lo fa. Lo fece pure Tiepolo. Ma sia Hockney che Tiepolo hanno creato i loro quadri».
Se non è un artista, Hirst cos’è?
«È un artista fallito che si è preso la sua rivincita con l’arte. Hirst non ha creato nulla che sia arte in sé. Lo è solo nella mente della gente. Hirst è un imprenditore. La gente pensa che se la Tate lo ha messo in mostra, allora deve essere un artista importante. Ma in realtà  è vuoto».
Perché le sue opere continuano a essere messe in mostra?
«Perché dietro c’è un’enorme operazione di marketing. Quando ha capito di non essere più un artista, Hirst si è presentato da Charles Saatchi che a sua volta dice di essere un collezionista, ma in realtà  è un commerciante che compra e vende arte. Saatchi ha deciso che le opere di Hirst si potevano vendere perché creavano shock. Ma lo shock non è che una tattica per far sospendere il tuo giudizio. Gli artisti possono sorprendere, ma è diverso dallo scioccare. Ci sono così tanti artisti interessanti che non vengono fatti conoscere. Mi auguro che presto questa orribile eclissi dell’arte finisca e che vedremo la vera arte riemergere».


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