«Ai corrotti 5 anni di carcere»
ROMA — Giro di vite del governo contro la corruzione. Nuovi reati e aumento delle pene. Aumenta in particolare a cinque anni la pena massima per il reato di «corruzione per atti d’ufficio», cioè quando un funzionario pubblico «vende» un atto che dovrebbe concedere per legge (oggi il reato è punito da sei mesi a tre anni). In conseguenza di questo aumento, anche gli indagati per questi reati potranno essere sottoposti ad intercettazioni telefoniche da parte dei magistrati.
È questa la novità principale (rispetto alla bozza precedente, modificata dopo i rilievi al riguardo, in particolare del Pd) dell’emendamento del governo all’articolo 9 del ddl anticorruzione presentato ieri dal ministro della Giustizia, Paola Severino, alle commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia della Camera.
Novità principale, ma non l’unica: il traffico di influenze non sostituirà , ma si affiancherà al millantato credito, con l’introduzione dell’articolo 346 bis nel Codice penale. Infine, sono state aggiunte le norme di coordinamento con le altre norme del codice penale che nella bozza precedente mancavano (e che sostanzieranno la cosiddetta «continuità » delle nuove norme per i processi in corso).
Molto discussa fra i partiti di maggioranza la questione delle pene accessorie: «L’articolo 9, comma 1, lettera e), estende — fa notare la relazione del ministro Severino — il regime dell’interdizione dai pubblici uffici, oggi previsto in caso di condanna per peculato e concussione, ai reati di corruzione propria e di corruzione in atti giudiziari».
Mentre è scoppiata una nuova polemica: nella bozza del ministro su un altro provvedimento, quello sulle intercettazioni, rispunta il «bavaglio» al web ereditato dalla bozza Alfano, che si assicura, sarà però eliminato da un emendamento soppressivo dell’Udc.
Severino insomma, ha tirato dritta per la sua strada e ha fatto la sua mossa, dopo aver coordinato ieri di buon mattino l’incontro collegiale dei rappresentanti dei tre partiti che costituiscono la maggioranza. Il Guardasigilli ha scavalcato veti e contrapposizioni e ha messo nero su bianco le sue norme. Ora starà a Pdl, Pd e Terzo polo presentare le loro ed assumersi eventualmente la responsabilità di un nuovo stallo in Parlamento. Le distanze restano. Sulla corruzione come su intercettazioni e responsabilità civile delle toghe. Battaglieri al tavolo con il ministro i finiani, che con il Pd chiedono che il tema della corruzione abbia una corsia preferenziale rispetto agli altri due «dossier» sul tavolo. «No al mercato dei commi», ha tuonato Giulia Bongiorno.
Sul tema caldo della concussione, la riformulazione del reato nella sua forma più leggera, cioè quella per induzione, potrebbe avere conseguenze sul processo Ruby contro l’ex premier e su altre decine di migliaia in cui è stato contestato lo stesso reato: il Cavaliere rischierà meno, da tre ad otto anni invece che fino a dodici anni, come prevede l’attuale normativa. In base al principio del favor rei la norma più favorevole si applicherà subito ai processi in corso, una volta varata la legge.
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Che Berlusco Magnus abbia condotto l’Italia a due dita dalla fossa, lo dicono i numeri. Sembrava onnipotente e in tre anni dilapida il capitale: due mesi fa era un relitto, politicamente parlando, scaricato persino dall’apologetica pseudoequidistante; non capitolerà mai, ripete fino all’ultimo; e come Dio vuole, toglie l’ormai insostenibile disturbo, dimissionario coatto.