La verità in mano alle segretarie la guerra segreta di Nadia e Daniela contro le brame del cerchio magico
NEL mondo della politica si sottovaluta molto spesso la forza della verità , ma il discorso non vale per le segretarie leghiste.
Una, Nadia, 43 anni, teneva i conti. L’altra, Daniela, 50, badava all’organizzazione. Colleghe, vicine di porta in via Bellerio, e tutt’e due militanti della Lega dura e pura. Sono diventate per molti padani «le segretarie con il pugnale», le due oscure vestali che hanno colpito alle spalle «il capo».
EPPURE, più si leggono intercettazioni e si percepiscono sentimenti e personalità di Nadia e Daniela, più si capisce che sono loro che «ce l’hanno duro». Molto più del tesoriere, per non parlare di ex-ministri e del «cerchio magico» che come sortilegio principale ha realizzato la distruzione di Umberto Bossi.
Queste due, Nadia e Daniela, non hanno nulla a che spartire con altre segretarie che la cronaca giudiziaria ha narrato. Più trasparenti di Enza Tomaselli, che in piazza Duomo, dove arrivavano le valigette dei soldi per Bettino Craxi, diceva: «Lasciate là ». Molto più ciarliere di un’altra famosa Vincenza, detta «l’ombra muta», la fedelissima di Andreotti. Tanto meno c’entrano con Graziella Corrocher che, nel giugno dell’82 si butta dal quarto piano del banco Ambrosiano, maledicendo il suo capo Roberto Calvi. In questo terremoto leghista le segretarie suggeriscono e decidono. Sanno e gestiscono.
Fanno politica da «formiche» in mezzo a persone più famose, ma pigre, che si attivano solo quando c’è da arraffare denaro, o fare l’immeritata carriera alle spalle di un Bossi sorprendentemente indeciso a tutto. C’è una data che spiega molto. È l’8 febbraio scorso.
Francesco Belsito, sei minuti dopo la mezzanotte, ha ricevuto una chiamata da Bossi: «Domani mattina, quando ritorno da Monti, ti voglio da me», gli dice il leader. E Rosy Mauro riprende il telefonoe aggiunge: «Eh, ma la vedo brutta». Brutta? Belsito, che aveva in mano tutti i conti segreti e ufficiali, rischia di diventare il capro espiatorio. Per non andare in tilt, telefona all’unica persona che può salvarlo: Nadia la segretaria.
Nadia non piagnucola per le minacce di Rosy Mauro «la nera»: «Sapessi per lei quanto la vedo brutta. Te l’ho detto, tra un po’ quella non può uscire da casa».
L’ansioso Belsito non afferra questa previsione perfetta e continua: «Mi sento come se mi avessero messo in trappola». In trappola? Lo spirito che fu di Pontida ruggisce allora in Nadia che – inconsapevole di essere intercettata dai carabinieri del Noe – assume la missione da compiere: «Sei alle strette, non hai nulla da perdere. Li puoi far cagare sotto davvero (…) a mezzogiorno vai con il capo e pretendi di parlarci da solo». «Ho il cuore che sta andando a mille, dio cristo», temporeggia Belsito, e Nadia s’inventa pure personal trainer: «Tu respira, pensa, concentrati su quello che hai su di loro. Piano piano fai mente locale (…) Con loro (devi essere) cattivo, con il capo gli dici semplicemente che sei stato zitto, ma lui (Bossi) è sicuro di potersi fidare (allo stesso modo) degli altri? Se non te lo chiudo io il bilancio, gli devi dire, viene fuori tutto. Viene fuori quello che abbiamo tirato fuori per la tua famiglia (…) Qui vanno di mezzo tua moglie, Riccardo, Renzo, Roberto, la Rosi, l’amante della Rosi e tu stesso (…) Devi essere martellante (…) Potresti fare anche un bel incontrino a Gemonio con le due signore (Rosy Mauro e Manuela Marrone). Porti lì la tua bella cartellina e dici «allora, vediamo a chi volete cagare il cazzo! Guardate qua, queste sono le copie. Domani vogliamo che esca su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Il Giornale, Libero? La Padania no, perché di sicuro non lo pubblica. Siamo sicure?… volete fare il gioco pesante?» (…) Ce la giochiamo, ce la giochiamo (…) terrorismo psicologico», incalza questa donna che aveva a che fare con i conti, ma s’intende di persone e di politica meglio di altri che vanno al tg.
L’aspetto «truzzo» di Belsito non corrisponde alla sua delicatezza: «Ti giuro, gli voglio bene a lui (Bossi). Lo so che sono l’ultimo, ma gli voglio bene», dice. Anche Nadia però vuole bene al leader leghista: questo è il sentimento medio leghista. Il cuore non servee non basta, il punto è un altro e lei l’ha centrato prima dei maneggioni del «cerchio magico»: «Perché, tu non pensi che se fanno fuori te, poi salta fuori tutto? Cerchiamo di capirci eh?».
«Salta fuori tutto»: lo vediamo in questi giorni, la segreteria non lo voleva. Alle 7.37, sempre dell’8 febbraio, si capisce che erano lei e l’altra a lottare per salvare il salvabile. Nadia chiama l’amica e collega Daniela Cantamessa, che sta nell’organizzazione della Lega dal ’99 e che collabora con Bossi da otto anni. Vale la pena di riportare qualche passo del dialogo.
Nadia. «Non ho praticamente chiuso occhio, sono stata al telefono, c’era «tombolotto» (Belsito) che piangeva».
Daniela: «Ah, e perché?» Nadia: «Sembra che abbiano chiuso il cerchio e dietro tutto c’è la Rosy (Mauro)». Daniela: «È un po’ di tempo che (Bossi) dice «quel cretino dell’amministratore», quindi hanno lavorato».
Nadia racconta i suoi passi, che ha suggerito a Belsito di «incontrare Bobo (Maroni) nel pomeriggio», di darsi da fare parlando chiaro sui «magheggi».
Anche Daniela è una che ha capito: «Viene fuori il pieno ed andiamo tutti nella merda. Uhm, cazzo, non vedo l’ora di andare alle 2 e mezza». Le due segreterie sorridono, ma Daniela ritorna alla realtà : «Lui (Bossi) non ha paura che lui (Belsito) parli?».
Nadia annuncia la strategia politica: «Bisogna andarci giù molto, ma molto pesanti», e non piace alle due quel Roberto Castelli che sta prendendo potere: «È deficiente, non lo sa che se si candida, si candidano contro in dieci», commenta la bene infornata Daniela, spiegando alla collega che comunque Castelli è tornato in buona con Bossi, «continua imperterrito, con quello che gli ho detto». Perché Daniela, più volte, anche se ha evitato «per delicatezza» di nominare Manuela Marrone, moglie di Bossi, come una delle dissanguatrici dei bilanci, ha provato a mettere in guardia il capo. Ma niente: niente, mentre l’inchiesta era in corso, mentre gli scandali arrivavano sui giornali.
«Francesco, lui (Bossi) non ha paura, invece deve avere paura», suggerisce ancora Nadia, e non per conquistare fette di potere, ma – impresa titanica – per far tornare Bossi in sé: «Gli devi dire che con quello che hai girato ci si compra più di metà di via Bellerio, e se i militanti lo venissero a sapere». Daniela Cantamessa, elegante, e Nadia Dagrada, unghie da Regina di Biancaneve, più che tradire Bossi, volevano che si pagassero le sezioni affamate, e non le auto, i terrazzo, le vacanze, persino «il gigolò di Rosy Mauro».E chi può dare torto, soprattutto a Pasqua, alle segretarie se non temono la verità ?
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