La Spagna fa paura, torna l’allarme spread

by Editore | 6 Aprile 2012 6:45

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MILANO – Nuove tensioni sul debito sovrano degli stati europei legate sia al rallentamento economico annunciato dall’Ocse, sia alle nuove preoccupazioni sulla Spagna, che dopo aver disatteso gli obiettivi di riduzione del deficit 2011, ora rischia di non rispettare neppure i target 2012. 
La paura di nuove crisi come quella greca, ha indotto gli investitori ad acquistare massicciamente i titoli di stato tedeschi, dopo la deludente asta spagnola di mercoledì alla quale ha fatto seguito una difficile asta francese ieri. La Spagna si ritrova nell’occhio del ciclone con il differenziale trai suoi bonos decennali rispetto ai bund tedesco di nuovo sopra i 400 punti, un livello che crea allarme anche sul debito degli altri paesi europei con problemi, fra cui l’Italia. E così ieri il differenziale del Btp tricolore si è allargato di nuovo rispetto al bund assestandosi in chiusura a 372 punti, dopo aver toccato un massimo di 381 punti. Con il premier Monti che si è sentito in dovere di intervenire sul tema. Le polemiche sulla riforma del lavoro non c’entrano: «Sui mercati ci sono tensioni per ragioni che non hanno nulla a che fare con l’Italia, semmai con qualche altro Stato membro dell’Ue e con l’insoddisfazione per le decisioni prese dall’Ecofin sui firewall».
Come che sia, è aumentato a 125 anche lo spread della Francia mentre torna allo stratosferico livello di 10.500 quello sui decennali del Portogallo. La stessa dinamica che si è verificata sui titoli di stato, è stata replicata sui mercati valutari, dove la divisa unica ha perso posizioni nei confronti delle così dette monete rifugio. E così l’euro è sceso a quota 1,3 nei confronti del dollaro e per la prima volta dalla scorsa estate è scivolato sotto la soglia critica di 1,2 franchi svizzeri, il limite dichiarato dalla banca centrale della svizzera, oltre il quale scattano interventi di contrasto.
La crescita del prodotto interno lordo della zona Ocse nel quarto trimestre 2011 ha infatti subito una brusca frenata fermandosi allo 0,2%, da +0,6% del trimestre precedente. Sotto la media e in forte contrazione il Pil italiano, che tra ottobre e dicembre ha segnato un meno 0,7% (dopo il – 0,2% relativo al periodo luglio-settembre) registrando il peggior risultato tra i paesi dell’Ocse. Anche in Germania la crescita del Pil si è fermata allo 0,2% rispetto al +0,6% dei tre mesi precedenti e in Francia rallenta a un +0,2% rispetto al +0,3% del terzo trimestre. Nel Regno Unito il Pil è invece sceso dello 0,3% (dal +0,6% del periodo precedente) e in Giappone e passato addirittura dal +1,7% al – 0,2% di ottobre-dicembre. 
Il Pil degli Stati Uniti, invece accelera e cresce dello 0,7% rispetto al +0,5% di inizio anno, un dato che unito alla ripresa del mercato del lavoro, ha rasserenato le borse mondiali che in mattinata avevano tutte rivisto i minimi da inizio anno. Le richieste settimanali di sussidio di disoccupazione, sono calate ai minimi da quattro anni. La scorsa settimana negli Usa, le richieste sono calate di 6.000 unità  a quota 357.000, il livello più basso dall’aprile 2008. Novità  che hanno portato Wall Street ad aprire in rialzo e a riportare un po’ di ottimismo sui mercati europei. A fine seduta Londra che tra i mercati europei è quello che più replica l’andamento di quelli Usa, ha guadagnato lo 0,35%, Parigi lo 0,19%, Francoforte ha perso lo 0,13%, mentre Milano – affossata dai realizzi sui titoli bancari – è stato la peggiore d’Europa: dopo aver perso fino 2 punti percentuali e mezzo ha chiuso in calo dello 0,2 per cento.

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