La sinistra di Mélenchon tirerebbe la volata ai socialisti

by Editore | 4 Aprile 2012 8:35

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Drà´le de campagne, a venti giorni dal primo turno, dove si prevede una forte astensione, come la drà´le de guerre, il periodo sospeso tra la dichiarazione di guerra alla Germania nazista da parte della Francia e della Gran Bretagna il 3 settembre ’39 e il 10 maggio ’40, il vero inizio delle ostilità  con l’invasione di Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo. Le scaramucce si susseguono, ogni giorno c’è un sondaggio, i candidati vivono al ritmo delle immagini tv e delle piccole frasi che rimbalzano su Twitter, mentre i cittadini osservano scoraggiati una campagna che elude i veri problemi, che volta le spalle alla crisi che morde, in un combattimento tra personalità  che lascia perplessi. O profondamente annoiati. «Je m’emmerde», ha riassunto con efficacia l’eurodeputato verde Daniel Cohn-Bendit.
Franà§ois Hollande ha presentato all’inizio della campagna i suoi «60 impegni per la Francia», per dare contenuto allo slogan «il cambiamento è adesso». Ma da allora, a parte la proposta non presente nel programma di tassare al 75% i redditi oltre al milione di euro, fatta sull’onda del successo di Jean-Luc Mélenchon, il candidato socialista non si allontana dal percorso prestabilito. I sondaggi segnalano un lento e continuo arretramento, misura della mancanza di entusiasmo. Secondo Ifop, sarebbe Nicolas Sarkozy ad arrivare in testa al primo turno, per poi però farsi battere alla grande al ballottaggio da Hollande. La sorpresa è rappresentata da Mélenchon, il candidato del Front de Gauche ormai al 14,5%, che ha annientato i due partitini trotzkisti. 
Nel Ps c’è preoccupazione per l’incisività  della campagna alla sinistra della sinistra. Ma anche una reazione pragmatica: Mélenchon, assicurando che esiste un’altra strada al di là  del pensiero unico della finanza e che il rilancio dei servizi pubblici è possibile, comincia a risvegliare dal disincanto una parte del popolo di sinistra, che sembrava essersi rinchiuso nel rifiuto della politica o, peggio, si era in parte fatto incantare dal ripiego nazionalista e xenofobo di Marine Le Pen. Il rapporto destra-sinistra, grazie a Mélenchon, è ormai a favore della sinistra: 45,5%, cioè 7 punti in più del 2007, quasi come fu nell’81 e nell’88, le date della vittoria di Mitterrand, l’unico presidente che la sinistra abbia espresso nella V Repubblica. Gli elettori di Mélenchon, a grande maggioranza voteranno per Hollande al ballottaggio.
Sarkozy, invece, nasconde dietro l’iperattivismo il timore di mancare della «riserva di voti» necessaria per vincere. Su indicazione del suo guru ideologico, l’ex giornalista di estrema destra Patrick Buisson, fa campagna a destra tutta. Il dramma di Tolosa e Montauban è usato come un trampolino, seguito da arresti negli ambienti islamisti ed espulsioni di imam radicali. Dopo l’attacco agli «assistiti», Sarkozy ha ingaggiato un braccio di ferro con i sindacati. Sarkozy, per convincere l’elettorato di estrema destra, si oppone ai «corpi intermedi», colpevoli ai suoi occhi di «paralizzare la Francia» (sindacati, ma anche associazioni e gli stessi politici). Il risultato è un’erosione del voto del Fronte nazionale a favore di Sarkozy. 
Marine Le Pen, che aveva sperato di essere al ballottaggio, adesso è scesa al quarto posto, surclassata da Mélenchon diventato il «terzo uomo». Il centrista Bayrou è in netta perdita di velocità . La campagna di Sarkozy è tutta concentrata nel tentativo di far dimenticare che è il presidente uscente con un bilancio negativo socialmente ed economicamente. Sarkozy presenterà  solo giovedì, a quindici giorni dal voto, il suo programma elettorale, come se fosse un esercizio inutile. Ha persino fatto appello agli internauti, per avere suggerimenti.
I sindaci delle città  di periferia hanno lanciato un preoccupato appello perché si parli delle banlieues, le grandi assenti della campagna. C’è timore di un giro di vite sul welfare per il dopo-elezioni, ma nessuno ne parla. La candidata verde, Eva Joly, tenta di avanzare proposte per un’economia sostenibile, ma nessuno la ascolta e solo il 2% indica che la voterà .

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