La sfida presidenziale è un flop nei sondaggi vola l’astensione

by Editore | 3 Aprile 2012 6:56

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PARIGI – È il nemico più subdolo e inafferrabile, la variabile che può cambiare le carte in tavola e sconvolgere tutti i giochi: l’astensionismo minaccia le presidenziali francesi. Secondo un sondaggio, il 32 per cento degli elettori pensa di non recarsi alle urne, un record quasi assoluto. Un sintomo negativo, che ha fatto reagire Franà§ois Hollande: «Il problema non è la dispersione dei voti, ma l’astensione. Se l’astensione è alta, i sondaggi sono falsi». Logico quindi che sia lui, cioè il favorito, a preoccuparsi più degli altri. Nel momento in cui la sua campagna elettorale stenta a suscitare consensi, il candidato socialista insiste sul voto “utile” al primo turno e soprattutto tenta di mobilitare i suoi simpatizzanti, perplessi di fronte all’eccessiva prudenza mostrata nelle ultime settimane. L’astensione, per i socialisti, è associata a brutti ricordi: il record in una presidenziale è stato raggiunto nel 2002, quando Jean-Marie Le Pen superò Lionel Jospin. Allora, il 28 per cento degli elettori disertò le urne. Oggi, i francesi che dicono di voler restare a casa rappresentano addirittura il 32 per cento.
Una cifra altissima. Come dappertutto, la partecipazione al voto è in costante diminuzione, ma le presidenziali hanno finora rappresentato un’eccezione. Nel 2007 la corsa all’Eliseo aveva suscitato una passione fuori del comune, tanto che l’astensione fu la più bassa dal 1974, appena il 16,2 per cento. Il duello tra Nicolas Sarkozy e Ségolène Royal aveva infiammato gli animi: l’arrivo di una nuova generazione aveva suscitato speranze di cambiamento a destra e a sinistra. Cinque anni dopo, domina la delusione, le aspettative sono quasi inesistenti: il duello Sarkozy-Hollande rientra in uno schema più che prevedibile. Il disinteresse degli elettori è più preoccupante per Hollande. È lui a dover mobilitare l’elettorato, creare il clima favorevole all’alternanza, suscitare il desiderio di un cambiamento, convincere il paese che può far meglio di Sarkozy. L’astensione è un rischio, perché chi preferisce restare a casa esprime una protesta contro il potere. Per questo è soprattutto il candidato dell’opposizione a insistere sulla necessità  di andare a votare: malgrado il vantaggio potenziale di cui gode al ballottaggio, Hollande sa che la conquista dell’Eliseo si giocherà  probabilmente sul filo di lana.
Secondo Frédéric Dabi, direttore generale dell’istituto di sondaggi Ifop, a volersi astenere sono soprattutto «i giovani, le categorie popolari e parecchie categorie che votano tradizionalmente a sinistra. Questo può cambiare le carte in tavola. La forte astensione dovrebbe preoccupare tutti i responsabili politici, in particolare i socialisti». Questi ultimi lo sanno: molti sondaggi danno Sarkozy in testa al primo turno e la campagna di Hollande manca di mordente, a differenza di quella di Jean-Luc Mélenchon, portavoce della sinistra radicale.
A meno di tre settimane dal voto il paese è disorientato. Il rifiuto di Sarkozy è sotto gli occhi di tutti. Hollande, tuttavia, non riesce a creare una vera dinamica in suo favore e l’astensione diventa il rifugio di molti elettori. Astensione significa protesta, delusione, stanchezza. E anche disorientamento. I sondaggi dicono infatti che la campagna non affronta i veri temi che interessano: occupazione, potere d’acquisto, pensioni. Forse perché sono i temi su cui i candidati, a destra e a sinistra, hanno ben pochi margini di manovra.

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