La riforma costa 2 miliardi più tasse su case in affitto biglietti aerei e auto aziendali

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La riforma sul mercato del lavoro rischia di trasformarsi nell’ennesima stangata a carico dei cittadini. Il testo del disegno di legge – firmato ieri dal presidente Napolitano e atteso martedì prossimo alla Commissione lavoro del Senato – rivela negli ultimi tre articoli che la riforma costerà  1,7 miliardi nel 2013, ma a regime più di 2 miliardi l’anno, con picchi nel 2014 (3 miliardi) e nei due anni successivi (circa 2,5 miliardi), ben 20,3 miliardi fino al 2021. Ma soprattutto rende noto che la copertura per lo più arriverà  da rincari sui diritti di imbarco, più tasse per i proprietari di seconde case che affittano senza applicare la cedolare secca, deduzioni minori per la componente dell’Rc auto riservata al Servizio sanitario nazionale e per l’uso di auto aziendali, corpose rasoiate alle spese di Inps, Inail, Monopoli. L’iter parlamentare si preannuncia, intanto, meno scontato del previsto, con il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che si dice pronto a riproporre in Aula le norme del Pdl sulla flessibilità  in entrata non accolte nel testo del ddl.

Gli immobili / Rincara l’Irpef sui redditi da locazione subito 630 milioni per finanziare l’Aspi    


Aumentano ancora le tasse sulla casa. Sebbene per una buona causa – il finanziamento della riforma del lavoro e in particolare del nuovo ammortizzatore sociale, l’Aspi – costituisce comunque una brutta sorpresa per i due milioni di proprietari di case affittate. Chi tra questi non si avvale del regime agevolato della cedolare secca – voluto per l’emersione del nero, così diffuso anche in questo campo – sarà  chiamato dal prossimo anno a contribuire alla “causa lavoro”, in tempi di vacche magrissime per le casse dello Stato, con un aumento di 10 punti percentuali dell’imponibile su cui si paga l’Irpef. In pratica lo sconto a forfait previsto per chi dichiara nel 730 o in Unico i redditi derivanti dalla locazione di seconde case si riduce dal 15 al 5%. 
Il gettito atteso dal rastrellamento di queste risorse, a quanto si legge nella Relazione tecnica del disegno di legge messa a punto dal ministero del Tesoro, sarà  significativo: 627 milioni nel 2014, 365 milioni nel 2015. La cedolare secca sugli affitti, introdotta nel 2011, consente al proprietario di pagare solo il 21% (se la casa è affittata a mercato libero) o il 19% (se si tratta di un canone “concordato”), al posto di Irpef e relative addizionali, imposta di registro e di bollo.

La copertura / Diritti d’imbarco aumentano di 2 euro balzello sulle flotte delle imprese    


Viaggi, assicurazioni per i veicoli, auto aziendali. In diversa misura, anche il trasporto contribuirà  a dare copertura finanziaria alla riforma del lavoro. Si parte dal primo luglio 2013, quando ogni passeggero pronto a salire su un aereo, pagherà  5 euro, ovvero due euro in più, di addizionale comunale sui diritti di imbarco (raddoppiata nel 2008 per la crisi Alitalia e poi ulteriormente ritoccata), che già  oggi alimenta un fondo speciale per il sostegno dell’occupazione presso l’Inps. Il governo stima di recuperare 64,7 milioni nel 2013 e 129,4 dal 2014. Già  da subito, invece, i contributi obbligatori che si versano al Servizio sanitario con l’Rc auto saranno deducibili solo per la parte che supera i 40 euro. Lo Stato in questo caso incasserà  172,4 milioni nel 2013 e 101 milioni dal 2014. Infine la deduzione delle spese per le auto e moto aziendali utilizzate dai dirigenti, «non esclusivamente come beni strumentali per l’attività  d’impresa», si riduce al 27,5% dall’attuale 40%, quella per i veicoli dati in uso promiscuo ai dipendenti dal 90 al 70%. Il gettito atteso è di 801 milioni nel 2013 e sopra il miliardo dal 2014. Una stangata poco gradita agli imprenditori (e a Confindustria), “infuriati” per il balzello spuntato a sorpresa nel penultimo articolo del ddl.

I Tagli / Con la “razionalizzazione organizzativa” nuovi sacrifici per gli enti previdenziali Chi rifiuta un lavoro perde il sussidio anche se il salario è più basso del 20%    


Un’importante fetta di risorse arriverà  anche da Inps e Inail. L’articolo 72, l’ultimo del disegno di legge, prevede per i due Istituti (pensioni e infortuni sul lavoro) una riduzione delle spese di funzionamento pari a 90 milioni all’anno, a partire dal 2013. Una rasoiata che si aggiunge alla «razionalizzazione organizzativa» già  predisposta per Inps e Inail sia dalla legge di stabilità  votata a novembre (l’ex finanziaria) che dal Salva-Italia, la prima manovra di Monti, in dicembre. In particolare, l’Inps dovrà  certificare risparmi per 72 milioni annui, mentre l’Inail scenderà  di 18 milioni. Il gruzzolo accantonato – cifre non irrilevanti – confluiranno entro il 30 giugno di ciascun anno a un apposito capitolo delle entrate del Bilancio dello Stato. Anche i Monopoli di Stato – recita ancora l’articolo 72 – adotteranno analoghe misure di razionalizzazione, aggiuntive rispetto a quanto già  previsto dalla legge di stabilità , per comprimere di 10 milioni l’anno, a partire dal 2013, le proprie spese di funzionamento. Analogamente a quanto previsto per Inps e Inail, le risorse recuperate finiranno nell’apposito fondo statale. Saranno i ministeri competenti – Lavoro ed Economia – a vigilare sull’effettivo dimagrimento dei bilanci di Inps, Inail e Monopòli.

L’Indennità  / Chi rifiuta il lavoro perde il sussidio anche se il salario è più basso del 20%
Mentre si chiedono sacrifici a imprenditori, viaggiatori, consumatori, enti pubblici per coprire una riforma altrimenti a corto di risorse, la discussione sull’articolo 18 non si placa. Le ultime modifiche prevedono che il risarcimento (fino a 12 mensilità ), che si accompagna al reintegro in tutti i casi di licenziamenti disciplinari ed economici illegittimi per «manifesta insussistenza» dei fatti contestati, sia decurtata da quanto il lavoratore ha eventualmente percepito nei mesi di estromissione, nonché «quanto avrebbe potuto percepire dedicandosi con diligenza alla ricerca di una nuova occupazione». Una formulazione che farà  discutere, sinora applicata in modo similare nei casi di divorzio. In linea, anche l’articolo 62 del ddl, laddove si precisa che il lavoratore in mobilità  (o coperto da altre indennità ), se rifiuta di partecipare «senza giustificato motivo ad una iniziativa di politica attiva» per la ricerca di un altro impiego, oppure «non accetta un’offerta di un lavoro» retribuito per una cifra «non inferiore del 20%» all’indennità  lorda di cui ha diritto, perderà  ogni sostegno. Le attività  di riqualificazione potranno essere organizzate in luoghi distanti non «più di 50 chilometri dalla residenza» o raggiungibili «in 80 minuti con i mezzi pubblici».


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