La faglia si è mossa orizzontalmente ecco perché non è partita l’onda assassina
I due terremoti che si sono susseguiti nell’arco di poche ore in prossimità dell’arcipelago indonesiano sono stati tra i più violenti degli ultimi decenni, ma gli tsunami che ne sono conseguiti, contrariamente a quanto ci si aspettava, sono stati deboli.
«Quando ho visto che un sisma dell’8.6 Richter si era manifestato vicino Sumatra ho pensato al peggio, ma nel momento in cui l’elaborazione dei dati dei sismogrammi raccolti da centinaia di stazioni sismiche hanno permesso di capire il movimento della faglia (la frattura che muovendosi ha generato il sisma) all’interno della quale si è verificato il terremoto, ho tirato un sospiro di sollievo», ha spiegato Roger Musson, sismologo del British Geological Survey che ha studiato le faglie attorno a Sumatra dopo il terremoto del 2004.
La faglia in questione infatti, si è mossa orizzontalmente e quindi non ha sollevato il fondale oceanico. Le faglie infatti, possono muoversi in vari modi. Alcune si spostano prevalentemente in senso verticale. Se ciò avviene sul fondo di un mare e l’energia che si libera è così intensa (il terremoto deve superare il 7,2 della scala Richter) da avere la forza di innalzare l’intera colonna d’acqua sovrastante, si ha la formazione dello tsunami. È quanto successe nel 2004 di fronte a Sumatra, quando il terremoto innalzò il fondo dell’oceano di circa 2 metri. La stessa cosa accadde durante il sisma del Giappone del 2010. Ma questa volta le due placche a contatto sono scivolate l’una rispetto all’altra in senso orizzontale, con una minima componente verticale e ciò ha provocato un maremoto di debole intensità . Le faglie che originano i sismi in prossimità di Sumatra sono la diretta conseguenza dello scontro della placca australiana che si muove verso quella euroasiatica, sul cui bordo vi è Sumatra e le isole vicine.
Related Articles
Blindati al cantiere Un nuovo fortino per un nuovo anno
CHIOMONTE (TORINO) – Il filo spinato si attorciglia sopra le alti reti. Più in là , è stato costruito un muro a difesa del cantiere della Maddalena. Dietro, i mezzi cingolati salgono e scendono, gli agenti controllano e identificano.
Non solo Ilva, a Taranto uccide anche l’amianto
L’osservatorio nazionale Ona presenta dati choc e chiede un incontro alla nuova proprietà
OCCHIO ALLE PAROLE
«Nessuno fermerà l’opera decisa dallo Stato». Così Angelino Alfano al cantiere Tav di Chiomonte, dove si è preso una breve pausa montana nel faticoso lavoro che l’ha impegnato in queste settimane per tentare di mantenere in corsa il più celebre frodatore dello Stato della storia italiana.