Krugman: «L’Europa si sta suicidando»
Ma la situazione resta ad altissimo rischio, con la Spagna che oggi dovrà collocare titoli a 12 e 18 mesi. Il premio Nobel per l’economia Paul Krugman ha scritto sul New York Times che l’Europa si sta suicidando con sempre più nuove misure di austerità , in nome della rigida linea tedesca. «La Spagna – ammonisce Krugman – versa in una condizione di depressione piena, con un tasso di disoccupazione complessivo del 23,6%, pari a quello che l’America sperimentò durante gli anni della Grande Depressione, e con un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 50%. Questa situazione non può andare avanti, e la consapevolezza del fatto che non potrà andare avanti è il fattore che sta portando i tassi sui bond spagnoli a schizzare verso l’alto». Il rimedio che viene da Berlino e da Francoforte, nota l’economista citando anche la Grecia, è «pensate un po’, quella di una austerity fiscale ancora più rigida», una «situazione semplicemente da pazzi». Krugman rievoca l’uscita dall’euro come possibile soluzione, senza ignorare che « si tratta di una cosa inconcepibile, e che l’effetto sarebbe enormemente distruttivo sia economicamente che politicamente. Ma continuare su questa strada, imporre misure di austerity su paesi che stanno soffrendo già tassi di disoccupazione da depressione, questo è davvero inconcepibile». Il problema, conclude il Nobel americano, è che «piuttosto che ammettere di aver sbagliato, i leader europei sembrano determinati a portare la loro economia – e la loro società – sull’orlo del baratro. E il mondo intero pagherà il prezzo».
Sul Financial Times, un commento di Wolfgang Muchau non arriva a evocare l’uscita dall’euro, ma ci va vicino e parla di «missione fisicamente impossibile» per la Spagna. Alla borsa di Madrid ieri i cds sul fallimento del paese sono aumentati ancora a 521 punti, lo spread bonus-bond a 435 mentre lo spread btp-bund è sempre alto, a 390 punti base. Wall Street in salita, dopo che i dati sui consumi privati di marzo negli Usa sono cresciuti dello 0,8%. Poco, ma più del previsto.
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