Italiano morto in cella in Francia incriminati medico e infermieri

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ROMA – La storia della morte di Daniele Franceschi nel carcere di Grasse è arrivata alla prima svolta d’indagine. Il giudice istruttore Christoph Morgan ha incriminato il medico Jean Louis Lestrade e due infermieri della prigione francese per omicidio involontario, l’equivalente dell’omicidio colposo nel codice italiano. A causare il decesso del 36enne di Viareggio il 25 agosto del 2010, secondo la perizia medico-legale, fu un problema cardiaco non curato, quasi certamente un infarto. E questo nonostante Franceschi da due giorni lamentasse dolori al petto e fosse stato per questo visitato.
Quella perizia è il perno dell’inchiesta. «Contiene prove schiaccianti – spiega l’avvocato Maria Grazia Mennozzi, uno dei legali della famiglia – e non escludo che possano esserci altri indagati». Secondo indiscrezioni, sarebbero sotto indagine altre tre persone, forse le guardie carcerarie che non si accorsero del malore di Franceschi. Ci saranno presto nuovi interrogatori davanti al giudice francese. In queste ore vengono valutate, almeno per quanto riguarda la giustizia civile, le eventuali “responsabilità  morali” dell’ospedale cittadino di Grasse.
«Finalmente cominciamo a vedere giustizia, ma io non mi fermo – ha detto Cira Antignano, la mamma di Daniele, ieri a Roma la marcia dei Radicali a favore dell’amnistia – il giudice Morgan intende chiudere nel giro di pochi mesi». Lo scorso anno arrivò a protestare davanti ai cancelli dell’Eliseo per chiedere giustizia, invocando l’intervento di Carla Bruni, la premiere dame di Francia. È sempre stata convinta che sulla morte del figlio, finito in carcere per una carta di credito falsa usata nel casinò di Cannes, le autorità  del carcere nascondessero qualcosa. «Il 2 maggio – ha annunciato – andrò a Parigi a fare lo sciopero della fame fino a quando non mi verranno dati tutti gli organi di mio figlio». Un riferimento alle polemiche che suscitò il rientro della salma in Italia senza diversi organi. «A Nizza – disse allora uno dei legali della famiglia – è stata fatta un’autopsia distruttiva».


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