by Editore | 12 Aprile 2012 8:04
BERLINO – Dichiarandomi persona non grata nel suo territorio, lo Stato d’Israele si è comportato con me in un modo che nel tono ricorda il modo in cui mi trattò la Ddr, cioè la dittatura tedesco-orientale.
E’ quanto scrive Guenter Grass nella sua prima reazione alla decisione del governo israeliano di negargli l’ingresso nel paese. La prima risposta dello scrittore tedesco, premio Nobel per la letteratura, arriva con una breve lettera che viene pubblicata oggi dalla Sueddeutsche Zeitung e che Grass ha recapitato anche a Repubblica. Un paragone durissimo: la democrazia israeliana accostata alla dittatura del Muro e della frontiera della morte.
In questo modo, dopo giorni di silenzio, quello che è considerato il massimo scrittore tedesco vivente si difende, e torna alla polemica. Il dibattito-scontro a livello mondiale, come si ricorderà , era stato scatenato dalla pubblicazione – sulla Sueddeutsche, su Repubblica, su El Paìs – di una poesia, intitolata “Quel che deve essere detto”. Nel testo, Grass affermava in sostanza che il vero pericolo alla pace in Medio Oriente e quindi nel mondo viene non già dal sospetto non provato che l’Iran si stia costruendo una bomba atomica, bensì dall’arsenale nucleare israeliano già esistente, e su cui Israele rifiuta ogni controllo internazionale. Criticato e isolato dalla maggioranza dei media mondiali, e anche tedeschi, da premi Nobel come Elie Wiesel, dallo stesso governo federale, Grass si era visto appunto dichiarare domenica scorsa “persona non grata”. Una reazione, quella israeliana, che a molti è apparsa eccessiva, nervosa e sbagliata. «Per tre volte – scrive Grass – mi è stato vietato l’ingresso in uno Stato. La prima volta fu da parte della Ddr, su istigazione del ministro della Sicurezza Erich Mielke. E fu egli stesso che revocando l’ordine anni dopo, ordinò comunque di tenermi sotto strettissimo controllo e sorveglianza, come “elemento distruttivo”». Nel 1986 poi, ricorda ancora lo scrittore, «io e mia moglie vivemmo per mesi a Calcutta, e ci fu negato l’ingresso in Birmania come “persone non grate”». In entrambi i casi, egli nota, fu seguita l’abituale prassi delle dittature.
«Adesso», egli continua, «è il ministro dell’Interno di una democrazia, lo Stato d’Israele, che mi punisce col divieto di recarmi nel suo paese e che nel tono e nella giustificazione della misura ricorda il verdetto di Mielke. Ma questo non m’impedirà di mantenere vivo il ricordo di molti miei viaggi in Israele». Continuo a sentire presente in me il silenzio del deserto laggiù, continuoa sentirmi legato allo Stato d’Israele da legami che non si possono troncare, aggiunge. «E ricordo ancora lunghe discussioni fino a notte con amici, che erano in disaccordo sul futuro del loro paese come potenza occupante, ma anche inquieti perché. si era sviluppato in un pericolo minaccioso».
Oggi, conclude Grass, la Germania orientale non esiste più, «ma il governo israeliano, come potenza atomica di entità non controllata, si percepisce come in diritto di decidere da soloe finora come non disponibile ad ascoltare o ricevere moniti. Solo la Birmania lascia germogliare una piccola speranza».
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