by Editore | 10 Aprile 2012 7:04
Il centenario della nascita del Presidente Eterno, Kim Il-sung, morto nel 1994, cade domenica 15 e l’occasione, preparata per anni, servirà a consacrare ulteriormente il potere di Kim Jong-un, il nipote, succeduto al padre Kim Jong-il scomparso in dicembre. Celebrazioni, parate e spettacoli di massa terranno impegnata la capitale, per una spesa che a Seul hanno stimato in 2 miliardi di dollari.
Il primo appuntamento, domani, sarà la nomina di Kim Jong-un a segretario generale del Partito dei lavoratori. Il giovane Jong-un è già al vertice delle forze armate ma la sua progressione nel cursus honorum deve ancora compiersi. Più impegnativo il secondo numero, il lancio di un satellite montato su un razzo a tre stadi, l’Unha-3. I nordcoreani insistono che si tratta di tecnologia civile, ma gli Usa vedono nell’operazione un test missilistico che sa di minaccia. Il Giappone ha schierato i Patriot, annunciando di essere pronto ad abbattere il missile se lo giudicasse pericoloso, e anche la Cina — riluttante alleata della Corea comunista — si è detta «preoccupata».
Il lancio dovrebbe avvenire tra il 12 e il 16 aprile e sarebbe il terzo dopo quelli falliti del 1998 e del 2009. I nordcoreani hanno invitato televisioni e giornalisti internazionali a seguire il volo che viola una serie di disposizioni Onu e vanifica l’accordo recente stretto con gli Stati Uniti per la fornitura di aiuti alimentari. L’apparente trasparenza mediatica appare la ricerca calcolata di una visibilità globale, a maggior gloria di Kim Jong-un. Che ha in serbo, secondo i sudcoreani, un terzo exploit: un test nucleare che costituisce un schiaffo — come già nel 2006 e nel 2009 — all’Occidente, già in pressing sull’Iran. Le elezioni parlamentari in Corea del Sud domani sono una concomitanza che il Nord non ignora. Però ciò che cercano Kim Jong-un e i suoi gerarchi è moltiplicare il peso negoziale, di qualunque tavolo si tratti. Il satellite (col missile) e il temuto test atomico (se davvero sta maturando) hanno bisogno di una platea, come se la Corea del Nord avesse bisogno di un pubblico per convincersi di esistere davvero, nonostante tutto.
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