Il primo sciopero dopo Cristo

by Editore | 28 Aprile 2012 12:43

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Si fermano spontaneamente le ex Meccaniche per i ritmi troppo alti La Fim Cisl scopre che ora chi ha paura si rifugia nelle sigle di casa Fiat (Fismic e Assoquadri). E che rischia di scomparire dall’aziendaIl primo sciopero «dopo Cristo». Alla Fiat e per giunta a Mirafiori. E addirittura spontaneo, per di più per il motivo più antico del mondo: troppa fatica, ritmi eccessivamenrte alti, pochi riposi. E qualche «capo» che rompe più del sopportabile. Robe per cui scioperavano anche gli schiavi addetti alla costruzione delle Piramidi, per dire della «modernità » marchionnesca…
Ieri mattina, al dunque, si sono fermate le ex Meccaniche di Mirafiori. All’improvviso, su richiesta dei lavoratori stessi. La Fiom l’ha ovviamente proclamato per dare copertura sindacale e sostenuto con i pochi mezzi di cui oggi, dentro lo stabilimento, dispone. Ma non è stata un’agitazione rientrante nel «pacchetto» di iniziative decise dalla Cgil in vista di un possibile sciopero generale sulla «riforma» del mercato del lavoro. È partito da solo, per motivi «interni».
Da tempo crescevano le tensioni legate ai carichi di lavoro sempre più intensi; nonché per l’aperta prepotenza di alcuni «capi», che probabilmente cercano di intensificare oltre ogni ragionevole limite la prestazione per acquisire punti (o «premi aziendali»). «Allo sciopero – spiega la Fiom – hanno aderito praticamente tutti i lavoratori del montaggio che poi sono quelli più esposti all’intensificazione della prestazione lavorativa».
Del resto, «quando si preme troppo sull’acceleratore e si pretende ciò che non si può pretendere, i lavoratori si tutelano scioperando giustamente contro l’azienda. Questo dovrebbe far riflettere, oltre che l’azienda, anche coloro che hanno condiviso un’impostazione che i lavoratori non approvano per il semplice motivo che è dannosa per la loro salute. Ovviamente condanniamo tutti quei comportamenti della gerarchia aziendale che non sono rispettosi dei lavoratori e che mirano ad ottenere consenso con metodi che lasciano più di qualche perplessità ».
Autoritarismo e «spremitura», insomma; tutta qui l’innovazione introdotta con il «modello Pomigliano». E la situazione sta costringendo a riflettere persino alcuni dei sindacati «complici» che con tanto entusiasmo e supponenza avevano firmato il «sì» a quel modello. Una settimana fa la Fim Cisl ha fatto circolare tra i sui iscritti un volantino in cui si doleva del fatto che nelle elezioni per le Rsa «i lavoratori stanno fortemente esprimendo una netta preferenza per i sindacati o le associazioni di emanazione aziendale». Fismic e Assoquadri, praticamente una succursale dell’ufficio del personale Fiat. 
Le «elezioni» sono state, a quanto si racconta, piuttosto discutibili. In alcuni seggi non è stato reso noto neppure il verbale; molte schede nulla e pochissimi votanti, ben oltre la platea delle simpatie storiche per la Fiom. Cisl e Uil sono quasi scomparse e ora, almeno la prima si interroga. «Forse è normale in una situazione difficile che i lavoratori aprioristicamente si dividano», non si sentano parte dell’azienda come «bene comune» (Marchionne è capace di licenziarli per aver dimenticato che è tutta privata!); e anche il sindacato dovrebbe avere «un’elaborazione propria, per non lasciare potere esclusivo al management».
È esattamente quello che è stato fatto con la firma sotto il «modello Pomigliano». A quei tempi, pressoché da soli, ci schierammo con l’«indipendenza sindacale» espressa dalla Fiom. Prevedendo, se ci è concesso ricordarlo, che ben presto la nuova realtà  avrebbe preso il sopravvento: a che diavolo servono sei sigle sindacali se bisogna sempre dire «sì» all’azienda? Ne basta uno, in effetti. Quello di Marchionne. Sedotti e abbandonati.

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