Il ponte di Vendola e Kusturica

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La prima volta era stato un lungo viaggio, ad ogni check point perdevamo un po’ del carico prezioso, medicine, alimenti, giocattoli. Ho incontrato tante persone che non capivano perché si erano trovati in quella storia, avevano dimenticato i loro doveri culturali e avevano giudicato solo in termini economici». Nei suoi film, dice Vendola, «vedo non solo la vita del Mediterraneo, nella musica dei suoi film ritrovo non solo la sperimentazione sincera, ma anche elementi di nostalgia». I sogni di Emir Il regista che con il suo cinema ha fatto esplodere sullo schermo cinquant’anni di storia europea, ha abbandonato il suo antico progetto « Il ponte sulla Drina», dal romanzo di Ivo Andric, (premio Nobel e cosceneggiatore dei primi film): troppo costoso oggi raccontare trecento anni di storia. Con i suoi film costruisce ardite architetture, ma ora lo fa anche materialmente: poiché non può realizzare quel suo progetto troppo costoso, segue in Bosnia accanto a quel ponte la progettazione del villaggio di Kustendorf («La città  delle arti») che darà  alimento culturale ai giovani. La parola chiave dei suoi discorsi ora è «Rinascimento»: «Vengo da un luogo dove il Rinascimento non ha lasciato nessun segno. Ecco perché quando attraverso questo corridoio di mare torno al rinascimento, è un viaggio che mi porta da Tarkovskij a Fellini. L’unico segno del Rinascimento in Bosnia è quel ponte sulla Drina costruito da un artista italiano nel Sedicesimo secolo, nient’altro intorno appartiene alla cultura o alla bellezza. Con questo credo di poter portare alla luce l’idea della pace e della tolleranza». Guarda avanti, ai prossimi film come «Verdiana» ispirato alle opere di Verdi. Ma se guarda indietro, alla guerra, la sua voce è netta: «Grandi errori sono stati compiuti da tanti e penso che la distruzione della Jugoslavia possa essere un parametro per la distruzione d’Europa».


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