Il mio segreto è fissare il muro

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È radioattivo. La sua teoria del “risentimento” come posizione moraleè molto bella, ma pericolosa. Non dimenticare che ad Auschwitz era stato torturato selvaggiamente.E aveva sperimentato sul proprio corpo che i nazisti torturavano non come mezzo ma come fine.A questo proposito mi viene in mente che anche Luigi Pintor fu torturato, credo a via Tasso. I suoi ultimi due libri di narrativa, magnifici, sono risentimento allo stato puro (soprattutto verso se stesso). « De que se formam os nossos poemas? Onde? / Que sonho envenenado lhes responde / se o poeta é um ressentido / e o mais é nuvens? ».

Due versi di Drummond de Andrade, cito a memoria forse con una leggera inesattezza. «Di cosa si fanno le nostre poesie? Dove? / Che sogno avvelenato risponde loro / se il poeta è un risentito / e il resto è nuvole?». Quanto alla vecchiaia, ci azzecca molto di più di quel trombone di Cicerone, ma se vuoi divertirti leggi la pagina in cui Kant si fa beffe di Cicerone che incipria la vecchiaia di saggezza (la trovi nella cosiddetta “antropologia kantiana”, nel carteggio che ebbe col dottorone del Kaiser, inventore della macrobiotica allo scopo di prolungar la vita all’augusta coppia della Prussia).

Poi resta il discorso sulla morte, che nel pensiero di Améry è punto centrale, ma semmai lo tocchiamo per via letteraria e non filosofica, se parleremo di Céline ( Morte a credito ), della traduzione di Caproni e anche del suo Congedo del viaggiatore cerimonioso.

La casa persa nel nulla Sei contento del libro? È bello? Sono sicuro di sì, e sarei impaziente di vederlo. Purtroppo dovrai mandarlo a Lisbona perché Gervasio ha chiuso il caffè ed è partito con la moglie per le terme. La mia casa è persa nel nulla, e qui il postino non arriva. Il villaggio (che poi sono quattro case) con il negozio di Gervasio chiuso diventa come il villaggio di Pedro Pà¡ramo, perché Gervasio è tutto: caffè, ristorante, panetteria, emporio, casella postale. Forse amministra anche la comunione e l’estrema unzione (non gliel’ho mai chiesto), visto che la chiesa più vicina è a Melides, una ventina di chilometri (quella di Comporta, minuscola, bianca e azzurra, è chiusa da vent’anni, non so se per mancanza di prete o di fedeli – penso di entrambi).

Sono in ritardo su tutti gli impegni presi. Caro Paolo, mi ci sarebbe voluta la tua presenza. Un giorno ti devo fare una proposta: ti invito a passare dieci giorni a Lisbona: la casa è grande, con un appartamento libero al pianterreno dove abitava mia figlia prima di mettere su casa per conto suo.

Le mattine e i dopocena sono tutti tuoi, perché a quelle ore non lavoro. Dalle cinque alle otto, mi dai una mano: io parloe tu scrivi, perché ormai la scrittura mi viene meglio a voce. E facciamo un sacco di cose, persino un carteggio, tanto nessuno potrebbe immaginare che ci siamo scritti lettere dalla stessa stanza.

Il mio Céline Lessi il Voyage nel 1964 a Parigi. Ho ancora l’esemplare (un “Livre de poche” con una copertina dove un uomo cammina a tentoni con le braccia tese in avanti), con tutte le parole in Argot sottolineate. Poi comprai un dizionario di Argot, è un tascabile anch’essoe ce l’ho ancora nella mia bibliotecaa Vecchiano. Fu una scopertae uno shock. Ma anche una fascinazione. E una rivelazione. Cominciai a leggerlo, tutto. Ero un ragazzo di ventun anni, al liceo si leggeva ancora Fogazzaro, la Prima guerra mondiale l’avevamo vinta «noi», ma che era stata un macello non era scritto su nessun libro, io ne avevo una vaga idea dai racconti di mio nonno, che aveva combattuto nelle trincee della Marmolada, ma poi?E la Seconda guerra mondiale l’avevamo persa solo perché da principio Mussolini si era messo dalla parte sbagliata, ma poi in realtà  l’avevamo vinta «noi» anche quella. E poi c’era stato Auschwitz, ma anche di quello si sapeva poco, molto poco: Primo Levi, non molto di più.

Céline faceva capire il macello del Ventesimo secolo, ma anche tutta la sua merda, perfino stando dalla parte del torto.

Di Célinee su Céline ho un’intera biblioteca. Per qualche anno mi sono perfino abbonato a una rivista a lui dedicata da un’università  della California. Ho anche tutte le traduzioni italiane, da quella iniziale di Alexis, moncae poco attendibile (Corbaccio), a quella ottima di Ernesto Ferrero, che però ha mantenuto il titolo sbagliato ( au bout de la la nuit non vuol dire «al termine della notte», vuol dire dentro la notte, nel cuore della notte, nel suo ventre). Un giorno, era il 1980, andai a trovare Giorgio Caproni, straordinario traduttore di Mort à  crédit. Non andai per Céline, andai per Caproni.

E lui mi parlò di Céline. Ma sto saltando di palo in frasca, e te lo dirò un’altra volta.

Una soddisfazione Oggi mi sono tolto una soddisfazione. Sono andato alla spiaggia, faceva caldo ma l’Oceano era furibondo. In spiaggia non c’era praticamente nessuno: una signora elegante, credo inglese, che leggeva un malloppo tipo lamarchesausciallecinque, e due ragazze squittentii cui rispettivi dongiovanni, dall’aria palestrata, stavano in piedi sulla riva senza osare entrare in acqua. Mi sono tolto la magliettae zoppin zoppetto sono arrivato vicino all’acqua anch’io. I due mi hanno buttato un’occhiata di commiserazione (era nitida). Io ho aspettato che l’onda esplodesse (sono più alte della testa e se sbagli il momento ti travolge con violenza)e mi sono tuffato. Ho superato il punto critico in cui si frangono e ho fatto una bella nuotata. Uscendo ho detto a voce alta: c’è un po’ di corrente, bisogna fare attenzione. I palestrati erano basiti.

Devo fare scorta di libri quando vengo in Italia, sono stanco di leggere in altre lingue. Poi dimmi del Faust di Sokurov, sono curioso. Penso che sia un film gigantesco. Ma lui è un regista gigantesco, come a volte sono i russi.

Essere scrittore Essere scrittore non vuol dire solo maneggiare le parole. Significa soprattutto stare attenti alla realtà  circostante, alle persone, agli altri. Ho l’impressione che se c’è una disattenzione da parte tua è perché stai facendo troppe cosee hai troppi fronti aperti. Questo rende frettolosi,e nuoce alla scrittura. Una volta alla settimana chiuditi in camera tua, stacca il telefono e mettiti a fissare il muro per un pomeriggio. Senza fare nient’altro che fissare il muro. È un’ottima scuola di scrittura. Io lo faccio ancora oggi, alla mia età . Svuotati la testa; metti un disco di Schubert, apri a caso i Dubliners e vedrai che ti dimentichi di quello che sulla pagina culturale del Corriere Tizio ha scritto di Caioe cosa ha replicato Caio su Io donna.

Cronaca e metafisica Molti scrittori italiani sono diventati autori di gialli, e devono risolvere l'”enigma”. Per questo sono così poco interessanti: perché scendono sul piano della cronaca. Forse leggono troppi giornali, vedono troppa televisione che non fa altro che parlare di fatti di cronaca. E dunque sono privi di metafisica. La vita non è un fatto di cronaca, spesso, quasi sempre, accade e basta, e non ha spiegazioni. Comunque sono convinto che, nonostante la stagione di crisi politica ed economica, la produzione artistica italiana degli ultimi anni sia di ottima qualità ,e che non sfiguri al confronto con quella di altri paesi europei. Quanto poi questa qualità  artistica possa avere influenza su una situazione difficile dal punto di vista civilee morale, non lo so.

Gli artisti sono sempre piccoli David di fronte a un enorme Golia. Non sono loro a far cadere i regimi, ma vivendo nell’Attuale, nel loro tempo, nel loro “ora”, se non altro ne osservano le storture; se non altro, tentano di capire il perché e il quando delle cose, di ciò che non va. E capire è già  molto.


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