IL GUSTO DEL METODO

by Editore | 29 Aprile 2012 9:58

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Una terna di temi irrinunciabili per una robusta cura ricostituente dell’esangue sinistra italiana. Con al centro il sole dei beni comuni, identikit di questo inedito laboratorio politico chiamato alla sua prima assemblea nazionale, dopo la pubblicazione, su queste pagine, del «Manifesto per un soggetto politico nuovo» (acronimo impossibile).
Alba richiama una storia antica, quando i nostri bisnonni anarchici mettevano nomi di battaglia alla prole. Una nobile tradizione di fine ‘800, quando forse ci sarebbe bisogno di qualche cambiamento anche nel linguaggio. E un nome che arriva con forse eccessivo anticipo sulla «cosa» che dovrà  rappresentare. I lettori del nostro giornale hanno potuto seguire la discussione che ha portato all’appuntamento di Firenze e che in parte si è riproposta davanti a una platea, attenta e silenziosa, di mille persone. Differenze di rilievo sul che fare (presentarsi alle elezioni politiche, anzi no), sui rapporti con la sinistra che c’è, ma affrontate esplicitamente, nominate in modo diretto, in omaggio a quel metodo nuovo, alla base del manifesto politico, da donne e uomini impegnati nei territori. Non solo ceto politico.
Fiumi di parole ma poche chiacchiere, quasi un bisogno fisico di ritrovare il gusto di una discussione sui contenuti, contro il roboante vuoto retorico degli slogan di governo, contro l’afasia di un Pd che lo sostiene e vota in silenzio il più pesante spostamento dell’asse costituzionale introducendo il pareggio di bilancio, come ha scritto Gianni Ferrara sul il manifesto, e come è stato rilanciato da Firenze, è urgente avviare un raccolta di firme per rispondere al colpo.
Democrazia, rappresentanza, diritti, bisogni, ricette possibilmente convincenti su come ritrovare un senso e una forza dopo l’era neoliberista («lavorare perché lo Stato operi come datore di lavoro di ultima istanza», come propone Luciano Gallino), bisogno di alleanze (come ha ricordato utilmente Giorgio Airaudo).
Naturalmente è legittimo sperare che non si finisca nell’imbuto di un piccolo partito in più, come anche augurarsi che i beni comuni non diventino il logo per ogni battaglia, annacquando il senso invece assolutamente speciale di referendum come quello sull’acqua pubblica. Si tratta di trovare il modo per unire, su battaglie e campagne, una sinistra che non si rassegna a votare il meno peggio ma nemmeno vuole rimettere insieme i soliti vecchi cocci.

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