Il governo balla l’mbalax

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Il re dell’Mbalax, protagonista assoluto della gigantesca festa concerto del 2 aprile scorso a Piazza dell’Obelisco nel centro di Dakar, musicista conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, è abilmente riuscito nell’arco di cinque mesi a fondare il suo movimento politico Fékkéé Ma ci Boolé (Ci sono e ne faccio parte), presentare la sua candidatura alle scorse elezioni presidenziali, restarne escluso con motivazioni inconsistenti sollevate dalla Corte Costituzionale (manipolata da l’ex presidente Wade), cavalcare l’onda della rabbia popolare scatenatasi prima del primo turno elettorale e diventare il principale e determinante sostenitore per la vittoria di Macky Sall del 25 marzo scorso.
Era il 26 novembre dell’anno scorso quando Youssou N’dour, durante un incontro pubblico per l’inaugurazione della sede del suo nel quartiere di Medina in centro a Dakar, lo stesso dove è nato 52 anni fa, aveva fatto intendere che avrebbe potuto presentare la sua candidatura alla carica di presidente.
La notizia aveva subito scatenato dure prese di posizione da parte del mondo della politica, preoccupati dall’eventualità  di competere con un multimiliardario proprietario di una radio, di un giornale e di una televisione privata con interessi e partecipazioni economiche in svariate imprese nazionali e internazionali estremamente popolare e amato, apparentemente un outsider nello scenario politico senegalese.
Apparentemente però, perché Youssou N’dour ha sempre occupato la scena pubblica con una commistione di attività  sociali (campagne di sensibilizzazione per la malaria e per il microcredito solo per citare quelle più note) e affari economici estesi e ben ramificati nell’economia del paese.
Con la sua nomina a ministro della cultura e del turismo si è scatenato il dibattito e i senegalesi si sono divisi in due correnti di pensiero. La prima considera la sua nomina come una banale ricompensa ottenuta per l’importante sostegno di mezzi, soldi e visibilità  offerti dal re dell’Mbalax a Macky Sall (ricordiamo la creazione dei «villaggi elettorali» nelle tre principali città  del Senegal, Dakar, Saint Louis e Ziginchor, spazi di confronto e costruzione di una rete molto attiva di volontari, associazioni e altri soggetti della società  civile). In tanti si chiedono se l’artista imprenditore riuscirà  a svolgere il suo incarico senza inevitabili conflitti di interesse. La seconda sostiene con simpatia e fiducia la sua nomina. «E’ conosciuto in tutto il mondo, chi meglio di lui può rappresentarci e rappresentare il nostro paese?» tagliano corto tanti senegalesi che assistono felici e quasi increduli alla prima promessa elettorale di Macky Sall mantenuta, la riduzione dei ministri da 45 a 25.
Se fra questi c’è anche Youssou N’dour , tanto meglio. Il ricordo del mega concerto di lunedì scorso è ancora vivo e pulsante nel popolo dell’Mbalax.


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