Il governo ammette: esodati, più di 65 mila

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ROMA — Alla fine, la verità , probabilmente l’ha detta ieri il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo: «È ovvio che ci sono più esodati dei 65 mila, ma sono scaglionati nel tempo. Ci sono quelli che rimarranno senza stipendi e senza pensioni nel 2013, altri nel 2014 e via dicendo. Anno per anno si provvederà . Non possiamo risolvere il problema tutto subito perché dovremmo mettere a bilancio una cifra spropositata che ci farebbe saltare tutti gli equilibri finanziari». Per i 65 mila di cui ha sempre parlato il governo e che sono stati confermati nel comunicato del ministero del Lavoro dell’altro ieri «c’è la copertura totale» ha detto ancora Polillo a Sky Tg24. Si tratta di 5 miliardi nel periodo 2013-2019. Per gli altri si vedrà . 
Contro questa situazione ieri i sindacati hanno protestato a Roma, con una manifestazione che si è conclusa a piazza Santissimi Apostoli con i comizi dei leader di Cgil, Cisl e Uil. Susanna Camusso, segretario della Cgil, ha accusato il governo di dare «numeri falsi», aggiungendo: «Se il governo confermasse nei prossimi giorni che gli esodati sono 65 mila, allora non resterebbe altro che chiedere le dimissioni del presidente dell’Inps», Antonio Mastrapasqua. Questo perché l’Inps nei giorni scorsi, attraverso il suo direttore generale Mauro Nori, ha spiegato in Parlamento che gli esodati sono invece 130mila. Ma lo stesso Nori ieri ha precisato che il numero si riferisce a quelli che finiranno in questa condizione nei prossimi 4 anni. I quali comunque avrebbero diritto ad andare secondo le vecchie norme pensionistiche, se rientrano nei requisiti definiti dal decreto salva Italia e dal successivo decreto Milleproroghe.
Per Raffaele Bonanni, il governo «non è rispettoso di queste persone. Mette la testa sotto la sabbia come uno struzzo». Invece, secondo il numero uno della Cisl, il ministro Fornero dovrebbe incontrare al più presto i sindacati e risolvere il problema». Altrimenti, annuncia Camusso, i lavoratori «proseguiranno la mobilitazione». I «numeretti» che il governo ha dato finora, dice il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, «sono buoni per giocare al lotto. Noi chiediamo che l’esecutivo mantenga i patti. Chi entro il 2011 ha fatto accordi per andare in pensione con le vecchie regole ci deve poter andare». E si tratta di almeno 130 mila persone, dice il leader dell’Ugl, Giovanni Centrella.
Sul fronte politico il Pdl chiede alla Commissione Industria del Senato, con un ordine del giorno presentato dal senatore Lucio Malan, di affrontare questa «problematica sociale di obiettiva gravità ». A chiedere che ora «vengano fuori i numeri veri» è anche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: «Serve un tavolo che abbia un sostegno anche tecnico per arrivare a una comune visione dei numeri». Sui dati, concorda il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, c’è «un tasso di incertezza che va colmato». Per il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, «questo governo, nelle prossime ore, deve restituire i diritti calpestati ai lavoratori oppure deve andare a casa».
Secondo Gianni Geroldi, esperto di previdenza e già  consulente di vari ministri del Lavoro, sarà  importante il meccanismo che il governo sceglierà  col decreto interministeriale atteso entro giugno. La soluzione, spiega, cambia molto «a seconda che sia un provvedimento “a tiraggio” o “contingentato”. Nel primo caso tutte le richieste con i requisiti a posto sono soddisfatte. Nel secondo, invece, avendo già  prefissato che i beneficiari non possono essere più di una certa cifra, si scelgono criteri di precedenza, ad esempio facendo rientrare nella misura solo i più vicini alla pensione ed escludendo gli altri» per i quali resterebbero eventualmente solo gli ammortizzatori sociali.


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