Il doppio assedio su Rizzoli mette alla prova i soci storici
MILANO – Il primo contraccolpo dell’uscita di Diego Della Valle dal patto di sindacato Rcs si è già sentito. L’acquisto da parte di Giuseppe Rotelli della quota in mano ai Toti viene letto in diversi modi dai contendenti, ma ha un sicuro effetto: quello di accendere la battaglia per via Solferino.
Rotelli e’ un imprenditore della sanità che ha recentemente acquisito il San Raffaele sborsando 405 milioni. E che vuole giocare un ruolo di primo piano anche nell’editoria nazionale essendo diventato, da ieri, il primo azionista singolo del Corriere della Sera. Dicono si stia muovendo in sintonia con Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo che da anni ha a cuore gli equilibri che ruotano intorno alla Rizzoli. Sembra anche verosimile che Rotelli abbia spinto sul prezzo (il doppio del valore di Borsa gia’ cresciuto del 20% nella seduta di giovedi) per assicurarsi le azioni di Toti che interessavano allo stesso Della Valle, ma a un prezzo di certo inferiore.
E ora lo scenario che si prefigura vede uno schieramento fuori dal patto di sindacato che si va rafforzando e concentrando intorno ai due azionisti forti e liquidi come Rotelli e Della Valle. Quest’ultimo, una volta sfogata la buriana di Borsa che, comunque, sta portando più in alto le valutazioni della casa editrice, potrebbe acquistare sul mercato un altro 5-6% e posizionarsi intorno all’11% che affiancato al 16,5% di Rotelli va a formare un blocco appena sotto la soglia in cui scatta l’Opa obbligatoria. La famiglia Benetton, titolare di un altro 5% ha già più volte svalutato a valori di mercato, ma non e’ al momento venditrice. Cosa potrà succedere se i loro interessi si compatteranno?
Il patto di sindacato racchiude ancora il 58% del capitale. E, dunque, al momento la società è blindata ma i suoi componenti non sembrano molto coesi. La mossa di Fiat e Mediobanca di creare un nuovo consiglio più distante dalla proprietà , in realtà , potrebbe nascondere una logica da private equity: razionalizzare la gestione per poi vendere, magari a un gruppo estero. L’ingresso di Vincenzo Vita in cda, cioe’ il presidente del consiglio di sorveglianza del gruppo tedesco Axel Springer, potrebbe avere un certo significato. Ma è chiaro che la vendita della Rcs non può andar bene né a Rotelli, né a Bazoli né a Della Valle e probabilmente neanche a Pesenti e Tronchetti Provera. Dunque, alla scadenza del patto le carte potrebbero mischiarsi ma qualcosa potrebbe succedere anche prima. Per esempio sulla vendita di Flammarion gli azionisti erano e sono divisi. Rotelli non vuole la vendita e neanche la razionalizzazione degli immobili, preferisce far fronte al debito con un aumento di capitale. Della Valle vorrebbe vendere Flammarion e gli immobili e poi se del caso procedere a un aumento. Gli altri soci non vogliono tirare fuori altri soldi per l’aumento. Chi deciderà ? A metà maggio dovrebbe arrivare il nuovo amministratore delegato che avrà già la sua bella gatta da pelare, un Rotelli in cda con l’avvocato Lombardi presidente del collegio sindacale.
Related Articles
Un grande sciopero generale Camusso: governo, basta bugie
Da Napoli a Torino manifestazioni in tutte le città . Chi ha di più deve pagare di più
Il leader della Cgil «Noi siamo i veri responsabili, lottiamo e non cerchiamo poltrone»
Oltre 60mila persone sfilano in corteo a Napoli. Si alza forte la richiesta di lavoro, diritti, una politica nuova. L’incontro del segretario Cgil con il cardinale Sepe, mentre Napolitano rende omaggio a Andrea Geremicca.
L’America plaude all’intesa con Veba È la vittoria del piano di Obama per salvare il colosso di Detroit
Ma il Wsj è critico: “Porta in dote altro debito al Lingotto”
NON ancora abbastanza globale. Debole nella ricerca e nell’innovazione. In Italia Sergio Marchionne passa per essere un vero americano; negli Stati Uniti non ha finito di passare gli esami.
1000 economisti scrivono al G20 per l’introduzione della Robin Tax
Mille Economisti (di cui 100 italiani) chiedono al G20 e a Bill Gates: “E’ tempo di una Robin Hood Tax per far pagare la crisi anche agli speculatori”.
Mille economisti provenienti da 53 Paesi hanno scritto una lettera ai ministri finanziari del G20 e a Bill Gates per chiedere loro di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie (TTF) il cui gettito possa finanziare le politiche di lotta alla povertà globale, il contrasto ai cambiamenti climatici e il sostegno alle persone che stanno subendo gli effetti della crisi economia innescata dalla finanza speculativa.