I sindaci: niente obiezione fiscale ma adesso l’Imu deve cambiare

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ROMA – Troppe tasse: sindaci e partiti – pur se con toni e proposte diverse – sono d’accordo sul fatto che la politica fiscale del governo Monti non va. Se la disobbedienza al fisco invocata dal leghista Maroni non fa proseliti fra i grandi Comuni, sull’idea che l’Imu vada cambiata sono tutti d’accordo. E’ vista la sensibilità  dell’opinione pubblica al tema e l’imminente voto amministrativo anche Pd e Pdl mettono sul tavolo le loro carte. La Lega gioca all’opposizione, invita a non pagare l’Imu e a disdire i contratti sulla riscossione che le giunte firmano con Equitalia. Una proposta che non piace al presidente dell’Anci Graziano Delrio: «Sono contrario a chi invita alla disobbedienza civile sulle tasse, ma sono favorevole a cambiare le imposte ingiuste – commenta – i cittadini devono sapere che dietro la sigla Imu si nasconde una tassa dello Stato: piuttosto si lasci ai Comuni la gestione degli interi importi e si tolgano i trasferimenti. Le scorciatoie, però, non mi piacciono: non valevano per Berlusconi e non valgono per Monti». Quanto ai contratti con Equitalia già  oggi, precisa «le amministrazioni hanno facoltà  d’intervento».
Stessa lunghezza d’onda per il sindaco della Capitale, Gianni Alemanno: «Roma paga un prezzo altissimo con l’introduzione dell’Imu che è una patrimoniale mascherata: noi la riscuotiamo per girarla al governo. Ma i leghisti si devono ricordare di essere stati più volte ministri e sicuramente hanno più responsabilità  dei romani per questa situazione difficile». Nemmeno nella Firenze di Matteo Renzi prende piede l’obiezione fiscale: il sindaco, pur molto critico sull’Imu, intende piuttosto agire sul fronte del Patto di Stabilità . Minaccia di violarlo e preme sul governo per svincolare almeno la spesa per investimenti.
Al di là  dei Comuni, il fisco è terreno di battaglia anche per i partiti (tutti d’accordo quantomeno sulla necessità  di tassare i capitali trasferiti in Svizzera). Pierluigi Bersani, leader del Pd, propone «una tassazione sui grandi patrimoni immobiliari per rendere più leggera l’Imu» e chiede «una tassa sulle transazioni finanziarie». Angelino Alfano, segretario del Pdl, vuole invece che «l’imprenditore che ha dei crediti con lo Stato non paghi le tasse per la stessa cifra». Dal coro di proteste si scosta solo Casini, leader del Terzo Polo: «Tutti mi sembrano Alice nel Paese delle meraviglie – commenta – pare che la pressione fiscale sia colpa di Monti, invece lui deve rimediare perché qualcuno, prima, ha abolito l’Ici e qualcuno, in Europa, ha sottoscritto impegni pesantissimi che ora dobbiamo onorare». Ma pressione fiscale alta, austerità  e attenzione spasmodica all’equilibrio di bilancio – a scapito degli investimenti per l’occupazione – possono produrre «conseguenze disastrose» per il mercato del lavoro. Lo fa notare il rapporto dell’Ilo (l’agenzia dell’Onu che si occupa del settore) per il 2012: senza inversioni di rotta la ripresa dell’occupazione avverrà  solo a fine 2016. «L’austerità  fiscale associata alla deregolamentazione del mercato del lavoro non favorirà  la creazione di posti a breve termine».


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