I conti in rosso dell’Enel, Monti in allarme

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L’Enel arrivò in Argentina con la grande svendita delle società  statali intrapresa dal governo neoliberale di Carlos Menem negli anni Novanta. Dal 1992 a oggi, l’azienda italiana ha operato su un area di 3.309 km quadrati di territorio esclusivo per 6 milioni e 100mila clienti, in un regime di totale monopolio che poche altre società  possono vantare in tutto il mondo. Eppure, nel 2011 ha perso circa 154 milioni di euro, confermando una tendenza iniziata nel 2008, e si crede che quest’anno farà  peggio, andando verso un baratro preoccupante.
Il suo problema è che quando il paese fu colpito dalla crisi più grave della sua storia, nel 2001, furono implementati diversi provvedimenti di emergenza, tra cui quello che tuttora impone il congelamento del costo dei servizi pubblici. Quindi, se da un lato l’Enel protesta attraverso Edesur poiché sostiene che le spese di distribuzione dell’elettricità  sono troppo alte rispetto alle tariffe che può imporre agli utenti, dall’altro il governo risponde promettendo una liberalizzazione che non arriva mai, perché, almeno per ora, avrebbe un costo politico troppo alto.
Una fonte del mondo imprenditoriale italiano in Argentina rivela che il presidente del consiglio Mario Monti ha scritto una lettera privata a Cristina Kirchner, in cui chiede di prendersi a cuore il caso di Edesur, in nome del mantenimento delle buone relazioni bilaterali e per evitare il rischio di insolvenza verso cui andrebbe l’azienda. In passato, quando in estate l’uso smodato dei condizionatori d’aria ha portato a picchi di domanda elettrica, a ripetuti blackout e a forti proteste in strada, il governo ha ripreso Edesur in termini simili a quelli usati nelle scorse settimane con la spagnola Repsol, alludendo anche alla possibilità  di un intervento statale. Poi, l’arrivo dell’amministratore delegato Andrea Brentan e la promessa di nuovi investimenti hanno sempre calmato le acque. Ora però, resta il problema dei conti che non tornano: il contratto di privatizzazione di Edesur dura 95 anni, ma se la Ue o Monti non saranno più convincenti degli spagnoli per Ypf, il soggiorno argentino dell’Enel difficilmente andrà  molto oltre i 20 anni che compirà  in settembre.


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