Gli indispensabili cantastorie dell’unità  di Italia

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È una contraddizione soltanto apparente, perché in verità  i migranti hanno una prepotente «spinta in avanti», una fame di conoscenza che i soddisfatti e decadenti indigeni hanno perduto quando uno sviluppo distorto e una ricchezza malata hanno debilitato i loro desideri di conoscenza. Sono dunque benvenute le pubblicazioni rivolte appunto ai migranti in termini di lingua italiana da apprendere, costumi da vagliare, storia del paese che li accoglie da conoscere. È un merito quindi della casa editrice Ediesse quello di aver dato alle stampe questa Cortissima Storia d’Italia di Gianguido Palumbo (libro + Dvd in collaborazione con Giacomo Verde, euro 12), 150 anni di attraversamento delle tappe più significative della formazione dello stato unitario. Ed è proprio l’autore a mettere il dito nella piaga: «Credo proprio che uno dei problemi gravi che abbiamo in questo paese e che incide sul nostro futuro sia la perdita progressiva della memoria storica collettiva, della coscienza individuale e sociale di ciò che è avvenuto almeno da quando il paese è unito. Ho avuto quindi quest’idea, con l’avvicinarsi dei 150 anni della storia d’Italia, partendo dalla mia stessa ignoranza, da quella poco ammessa di moltissimi italiani e quella di milioni di immigrati, stranieri, nuovi italiani che vivono e lavorano e fanno parte integrante e sempre più decisiva dei 60 milioni di questo paese multietnico».
L’operazione si rivolge tuttavia anche alle nuove generazioni di italiani (ma a chiunque in fondo voglia ripassare o semplicemente imparare la propria storia), sballottati in questi anni tra leghismo separatista e analfabetismo storico che ha lasciato la conoscenza dei passaggi cruciali del nostro paese in balia delle semplificazioni e di insopportabili menzogne. Il metodo applicato, soprattutto nel Dvd che racchiude in ottanta minuti dieci puntate che segnano ciascuna ogni passaggio decisivo della nostra storia, è quello del cantastorie. Ottimo metodo, e tanto più perché riesce ancora a far incazzare i soloni della puzza al naso quando si parla di divulgazione. Invece questa storia breve ma intensa, meglio questo racconto per immagini, ci riporta non solo a una conoscenza decisiva in questo passaggio d’epoca al «nuovo stato europeo», ma evidenzia i limiti rimarchevoli di una scuola che dovrebbe essere per principio all’avanguardia delle conoscenze decisive e fondanti di una comunità  politica. Nelle celebrazioni, a volte retoriche, del 150° dell’unità  patria questo progetto multimediale, in cui si apprezza tra l’altro l’intreccio tra fotografie e disegni, si inserisce al meglio tra le cose da conservare e diffondere.


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