Francia, il mea culpa di Sarkozy “Ho commesso errori ma vincerò”

by Sergio Segio | 21 Aprile 2012 5:03

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NIZZA – «Forse l’errore che ho fatto all’inizio del mio mandato è di non aver capito la dimensione simbolica del ruolo del presidente non riuscendo ad essere abbastanza solenne nelle mie azioni». Davanti a un pubblico che sventola il tricolore e sembra irregimentato, Nicolas Sarkozy arriva tentando l’ultima carta, quella dell’autocritica. «Ho sbagliato, non lo farò più. Ora so fare il mio lavoro» dice il presidente uscente in un’intervista in radio prima del comizio che a Nizza chiude la campagna elettorale per il primo turno. A distanza, il socialista Franà§ois Hollande, ironizza sul tardivo pentimento. «Io non aspetterò la fine del mio mandato per dire che ho commesso errori all’inizio».
Sarkozy ha scelto ieri la città -bastione dell’estrema destra e luogo nel quale è incominciata la sua carriera politica. A Nizza, nel 1975, l’allora giovane militante del partito gollista aveva preso la prima volta il microfono davanti a migliaia di persone. I cinque minuti previsti per l’intervento, divennero venti, con un’ovazione finale quando il ventenne sconosciuto disse: «Essere gollista significa essere rivoluzionari». Quasi quarant’anni dopo, Sarkozy ha qualche cappello bianco, il volto segnato e teso. «Ho voluto proteggere la Francia” ripete più volte, ricordando le sue riforme che hanno impedito al paese di fare la fine di “Spagna, Portogallo, Irlanda, Islanda». Il presidente che ha governato per cinque anni, dilapidando in pochi mesi il record di popolarità  con il quale era stato eletto nel 2007, si presenta come vittima di una campagna di «insulti, calunnie» e della legge elettorale che impone la parità  di parola tra i candidati. Critica gli ipocriti, i bacchettoni dei salotti, il politicamente corretto.
«La nostra famiglia politica è unita» dice Sarkozy guardando Bernadette Chirac, seduta in prima fila, venuta a smentire il presunto appoggio di suo marito al rivale socialista. Ma più che ai moderati, il discorso di ieri era diretto all’elettorato di estrema destra. La campagna del presidente-candidato per il primo turno si è aperta e chiusa in due bastioni del Front National, Annecy e Nizza. Il consigliere più influente dell’Eliseo è Patrick Buisson, giornalista ed esperto di sondaggi, personaggio controverso che in passato ha lavorato con Jean-Marie Le Pen. «Capisco la vostra voglia di rovesciare il tavolo – dice rivolgendosi agli elettori indecisi – ma attenzione: vi potrebbe ricadere addosso». Sarkozy riprende temi classici: identità  nazionale, sicurezza e immigrazione. Torna a parlare della possibilità  di uscire dall’accordo di Schengen se non saranno rafforzati i controlli al confine tra Grecia e Turchia. Riflette sullo smarrimento di valori e ideali del progetto europeo. «Abbiamo sbagliato a non rivendicare le nostre radici cristiane».
Secondo molti politologi, un incremento del Front National nel voto di domani sarebbe comunque a scapito del presidente uscente. Negli ultimi giorni, le intenzioni di voto per Marine Le Pen sono stimate tra il 15 e il 17%. Sono gli elettori che il Front National aveva perso nel 2007 (il risultato fu del 10,4%), intercettati da Sarkozy. Quel copione non sembra destinato a ripetersi. Senza qualche punto di vantaggio su Franà§ois Hollande al primo turno, la sfida al ballottaggio appare un’impresa impossibile: i sondaggi danno tra i cinque e i dieci punti di scarto tra i due candidati. Domani sera, si capirà  se Nizza è stata la città  della ripartenza, o un capolinea.

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