Francia 2012 Il socialista supera il 28%, Sarkò staccato di quasi 3 punti. Eclatante risultato per Le Pen

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Franà§ois Hollande in testa al primo turno delle presidenziali francesi. Andrà  al ballottaggio il 6 maggio con Sarkozy. Successo per la destra nazionalista di Marine Le Pen: un elettore su cinque ha votato per lei.

La «bella sorpresa» inutilmente attesa da Nicolas Sarkozy, mentre anche tra i suoi ministri erano in tanti a scuotere la testa, ecco quella spinta della «maggioranza silenziosa» non è arrivata. Franà§ois Hollande è in testa, intorno al 28,3 per cento secondo gli exit poll, il capo dell’Eliseo segue con il 25,8, i sondaggi non si ingannavano. Lo scarto si mantiene anche nelle prime proiezioni. Per Sarkozy è un brutto colpo, ai limiti dell’umiliazione, una «terribile sconfessione» chiosa lapidaria la segretaria socialista Martine Aubry. Nessun presidente uscente era arrivato secondo al primo turno dal 1958, quando venne instaurata la Quinta repubblica. Sarkozy è secondo. Seguono a ruota la leader della destra nazionalista Marine Le Pen al 18,5 per cento. Quarto Jean-Luc Mélenchon, leader del Front de Gauche, fermo al 11,7% contro il 13-15% previsto. Va male il candidato centrista Francois Bayrou, che si ritaglia appena l’8,5%. Molto dietro la verde Eva Joly al 2% e gli altri quattro candidati in gara.
«VOLTARE PAGINA»
«Questa sera divento il candidato di tutte le forze che vogliono chiudere una pagina e aprirne un’altra sono le prime parole di un soddisfatto Hollande, la Francia “normale” -. Voglio orientare di nuovo l’Europa sul cammino della crescita e dell’occupazione».
Prima di tutto bisognerà  fare i conti con la nuova geografia disegnata dal voto. Se sorpresa c’è stata nelle elezioni di ieri, è stata quella di Marine Le Pen. Il suo terzo posto era stato previsto dai sondaggi, ma non l’ampiezza della sua affermazione: il Front National conquista quasi un quinto dell’elettorato francese. Marine non ripete l’exploit di suo padre Jean-Marie, che nel 2002 mise fuori gioco il socialista Lionell Jospin e arrivò al ballottaggio con Chirac, un duello tra centro-destra e destra estrema che fu uno shock per la sinistra francese. Merito allora della scarsa affluenza ai seggi, una spiegazione che oggi non si può invocare. La partecipazione al voto è stata più ampia del previsto, intorno all’80%, appena un po’ sotto i dati del 2007.
Si fa festa nel quartier generale di Le Pen. Un po’ deluso invece Mélenchon, che però rilancia su Twitter: «Abbiamo aperto una breccia di speranza nell’Europa intera, amici. Le premesse di una rivoluzione dei cittadini sono poste». Intanto, però il 6 maggio invita a votare contro Sarkozy, «senza chiedere niente in cambio». Anche Eva Joly dà  il suo sostegno ad Hollande.
Conti alla mano la partita del ballottaggio è ancora da giocare, anche se i sondaggi pre-elettorali facevano pendere tutta a favore di Hollande la sfida con Sarkozy: 58 a 42 per cento, una distanza difficile da colmare. Anche per uno abituato a «sudare sette camicie», a ribaltare la sorte sparigliando le carte in tavola. Al suo quartier generale parlano di un «voto di crisi» e promettono di dare battaglia.
Sarkozy riunisce il suo stato maggiore già  nel pomeriggio, mentre sul web nel Belgio francofono si scatena una tempesta di anticipazioni sugli exit poll. Certo un’alleanza elettorale con la destra estrema di Marine Le Pen sarebbe un salto culturale, nonostante il Front National in nuova versione abbia cercato di stemperare il suo dna xenofobo in una più generica politica anti-immigrazione non lontana dalle posizioni elettorali di Sarkozy, pronto a chiudere le frontiere e a rimettere in discussione il trattato di Schengen. Ma quello di Le Pen resta un partito anti-europeista, che ha fatto uno slogan della sfida alle elites dell’aristocrazia politica e finanziaria Ue, Sarkozy incluso, e si presenta come partito anti-sistema. «Stasera Marine Le Pen diventa capo dell’opposizione», dice il direttore della campagna elettorale della candidata del Front National. «Nicolas Sarkozy è ormai andato». Le indicazioni di voto, comunque, saranno annunciate solo il 1 ÌŠ maggio.
I numeri potrebbero esserci. Ma il voto non è semplice aritmetica, una saldatura a destra finirebbe per aprire falle al centro e non è detto che alla fine i conti anche politici possano tornare. Se Sarkozy ha corteggiato l’elettorato più conservatore, i risultati dicono che a destra qualcuno è più convincente di lui. E un riposizionamento al centro a questo punto sarebbe tardivo e probabilmente inutile.
L’alleato potenziale, Bayrou, ha perso il capitale elettorale che aveva solo cinque anni fa, quando incassò il 19% dei voti, con un solido terzo posto. Allora rifiutò di esprimere un’indicazione a favore di Sarkozy o della socialista Ségolène Royal, lasciando liberi i suoi elettori. Stavolta ha meno da offrire, anche se dall’Eliseo, prima del voto, è arrivata qualche promessa, persino l’ipotesi di un suo premierato. Il suo pacchetto di voti alla fine potrebbe fare davvero la differenza, da una parte o dall’altra. Ma resta da vedere se Bayrou, europeista convinto, riuscirebbe a convivere con la destra estrema di Le Pen.


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