E Parigi teme l’astensione
Anche se è molto difficile fare previsioni, gli istituti di sondaggio rilevano che potrebbe esserci un tasso del 32% di astensione, più del 2002 (28,4%). Per di più, il voto del 22 aprile arriva in periodo di vacanze scolastiche: la Francia è divisa in tre zone e tutte e tre sono coinvolte (a Parigi e Bordeaux, addirittura, il voto ha luogo a metà del periodo di 15 giorni di chiusura delle scuole), si può votare per procura, ma ci sono pratiche burocratiche da prevedere prima di partire. Le vacanze potrebbero però aggravare un fenomeno già in corso: nemmeno l’alternanza destra-sinistra funziona più da fattore di stimolo.
La campagna in corso non ha fatto che aggravare la situazione. Colpi bassi, insulti verso l’avversario – terreno dove la destra e l’estrema destra dominano, ma che non esclude la sinistra della sinistra – stanno allontanando gli elettori. I cittadini vorrebbero sentir parlare dei problemi che più li preoccupano – disoccupazione, potere d’acquisto dei salari, avvenire della scuola, casa, sanità , mentre la sicurezza e l’immigrazione sono state riportate al centro dopo i massacri di Tolosa e Montauban. I contenuti della campagna sono deludenti: nel week-end di Pasqua Sarkozy ha messo al centro del dibattito la patente di guida per i giovani, subito seguito da Hollande con una serie di proposte per rendere meno costoso l’esame. Sarkozy si era già distinto con la proposta, degna di un ufficio amministrativo, di portare il pagamento delle pensioni di vecchiaia dall’8 al 1° del mese. La crisi colpisce e i politici discutono di argomenti risibili. «Per la prima volta – rileva la sociologa Cécile Braconnier, specialista dell’astensione – l’interesse diminuisce man mano che ci avviciniamo alla scadenza».
La sinistra ha molto più da temere dall’astensione della destra. Sociologicamente, ad astenersi sono soprattutto i giovani, che in maggioranza votano a sinistra (anche se tra le persone di 18-24 anni il Fronte nazionale è testa a testa con il Ps, 26% contro 25%). Sarkozy è il principale candidato dei più anziani, che di solito vanno a votare in percentuali più alte. Storicamente, si astengono di più gli abitanti dei quartieri popolari, dove potenzialmente ci sono più elettori di sinistra. Franà§ois Hollande ha cercato di mobilitare la banlieue negli ultimi giorni. Il Ps ha copiato da Obama l’idea di fare del porta a porta in almeno 5 milioni di famiglie, soprattutto nei quartieri popolari. Ma in queste zone urbane non si percepisce la mobilitazione che c’era stata nel 2007 a favore di Ségolène Royal, che era uscita fortemente vincente nelle banlieues. Oltre ai più giovani, sono i meno diplomati, i disoccupati e i precari a votare di meno. Per Sarkozy, che nel 2007 era riuscito a convincere una fetta dell’elettorato popolare, il problema è soprattutto di riportare questa popolazione alle urne e convincerla a non rifugiarsi nel Fronte nazionale. A sinistra, la campagna efficace di Jean-Muc Mélenchon del Front de Gauche potrebbe far indietreggiare un po’ l’astensione, mentre Hollande, che ha scelto di rivolgersi alla ragione dell’elettore e non ai sentimenti, potrebbe farla aumentare, per mancanza di entusiasmo su un programma incatenato alla promessa del rispetto dell’equilibrio di bilancio entro la fine del mandato. Nel 2007 c’era stato un record di partecipazione (solo il 16,2% di astenuti), ma Sarkozy era riuscito ad incarnare la «rottura» e Royal mobilitava.
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