E ora si rischiano i «giorni dell’ira» Tensioni su Calderoli e Renzo

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MILANO — «Ci vorranno degli effetti speciali». Chi parla è un amico di Roberto Maroni. E la sua riflessione riguarda il percorso che dovrebbe portare l’ex ministro dell’Interno alla guida della Lega al congresso federale del prossimo ottobre. Una data lontana, che dà  l’acidità  di stomaco ai sostenitori del «barbaro sognante». L’idea è che «il Bobo», così come è sempre accaduto per Umberto Bossi, possa essere eletto per acclamazione. La paura è che il lungo periodo del triumvirato possa far sobbollire a fuoco lento il movimento tra nuove rivelazioni di fonte giudiziaria, leadership non definita, fisionomia del movimento tutta da ricostruire. 
Soprattutto, i prossimi rischiano di essere i giorni dell’ira. Quelli in cui i sostenitori di Maroni, assai più che non l’interessato, pretenderanno di veder cadere alcune teste nel cestino. La prima personalità  citata in assoluto è quella di Rosy Mauro. La vicepresidente del Senato dovrà  affrontare nei prossimi giorni, lei non presente, due passaggi decisivi per il suo futuro. Il primo arriverà  martedì, quando si riunirà  per la prima volta il rinnovato comitato amministrativo. Presieduto da Stefano Stefani e composto dalla deputata Silvana Comaroli e dal presidente della provincia di Biella Roberto Simonetti affiderà  a un audit esterno i conti della Lega. Il giorno successivo, si riunirà  per la prima volta il triumvirato composto da Maroni, Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago. Qui, la discussione si farà  politica. E a Rosy Mauro potrebbe essere chiesto di chiarire al di là  di ogni ragionevole dubbio quanto emerge dalle intercettazioni dei magistrati. Il rischio è che venga chiamata a risarcire il movimento, e soprattutto la sua espulsione. 
Ma è lo stesso Calderoli, pur triumviro, che dovrà  affrontare un periodo complicato. In molti nella base del Carroccio ritengono che le intercettazioni di Belsito che lo riguardano possano essere un ostacolo al rilancio del movimento. Di più. Martedì sera a Bergamo si daranno appuntamento i militanti leghisti che si erano autoconvocati per chiedere il congresso federale. La manifestazione, dopo le dimissioni di Bossi, ha cambiato di segno: ora è diventata un appuntamento dell’«orgoglio leghista». Eppure, a dispetto della possibile presenza di Bossi, nella platea non mancheranno coloro che ritengono che il coordinatore delle segreterie nazionali sia un tantino troppo «vecchia Lega». Qualcuno parla di striscioni e slogan nei confronti di Calderoli, altri minimizzano il rischio. Ma è verosimile che la platea sarà  accesa.
Molti, inoltre, discutono di Renzo Bossi, dell’opportunità  o meno di sue dimissioni dal consiglio regionale lombardo. In realtà , al di là  del consiglio di farsi vedere in giro il meno possibile, è difficile che il figlio del capo possa ricevere aut aut: lo strappo nel movimento diventerebbe insanabile.
Di certo, rischia di cadere la testa di Maurilio Canton, il segretario della Lega varesina fortissimamente voluto in quel posto dal «cerchio magico». Il segretario lombardo Giancarlo Giorgetti ha ricevuto una lettera di 10 componenti della segreteria su 16 che annunciano la sfiducia nei suoi confronti, causa partecipazione alla manifestazione di fronte a via Bellerio di giovedì in cui sono stati distribuiti volantini che affiancavano la foto di Maroni a un’immagine di Giuda. Ma all’iniziativa erano presenti anche i parlamentari Goisis, Bodega, Torri e Desiderati.
Ma nel Carroccio fa discutere anche la «svolta mistica» di Umberto Bossi. Che, profondamente turbato dalle ultime vicende, nel primo pomeriggio di ieri è andato nella chiesa di Santa Giustina per partecipare ai riti pasquali. Rivelando, tra l’altro, agli stupiti presenti, di essere «andato spesso in quella chiesa». Il capo padano, ieri è stato in via Bellerio gran parte della giornata. Al suo rientro nella palazzina di Gemonio, ha risposto a chi gli chiedeva come fosse andato il faccia a faccia con Maroni: «Bene, come al solito».


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