È iniziato il processo ai capi del golpe turco del 1980
Oggi è iniziato in un tribunale di Ankara, la capitale della Turchia, un processo – che i giornali turchi definiscono “storico” – a due dei massimi responsabili ancora in vita del colpo di stato militare del 1980.
Gli imputati sono i generali in pensione Kenan Evren, 94 anni, e Tahsin Åžahinkaya, 86, e dovranno rispondere del colpo di stato che misero in atto il 12 settembre 1980, il quarto in vent’anni. Evren fu presidente della Turchia dal 1983 al 1989, dopo tre anni di governo della giunta militare. Evren e Åžahinkaya, che al momento del colpo di stato era il generale al comando dell’aviazione militare, sono gli unici due membri ancora in vita della giunta militare di cinque membri che era conosciuta con il soprannome “i pascià ”, con riferimento ai massimi funzionari dell’Impero ottomano. Entrambi sono in ospedale e non hanno partecipato alle udienze. I loro legali hanno chiesto che possano testimoniare in teleconferenza. La norma costituzionale che garantiva loro l’immunità è stata cancellata nel 2010 con un referendum.
Evren e Åžahinkaya sono imputati di “crimini contro lo stato” e la difesa intende chiedere per loro l’ergastolo, la massima pena prevista in Turchia dopo l’abolizione della pena di morte nel 2002, anche se è molto difficile che vadano effettivamente in prigione date le loro precarie condizioni di salute. Evren ha detto in passato che avrebbe preferito suicidarsi piuttosto che partecipare al processo, e dopo la fine della giunta militare ha ripetuto più volte che il colpo di stato era motivato dalla necessità di ristabilire l’ordine in un paese in cui, da anni, gruppi estremisti di destra si scontravano con gruppi di sinistra, una situazione che aveva già causato migliaia di morti.
Durante i tre anni della giunta militare, oltre 500 mila persone furono arrestate e venne portata avanti una dura repressione, in particolare contro i gruppi di sinistra e il movimento autonomista curdo. Ufficialmente furono condannate a morte 50 persone, ma molte centinaia di oppositori morirono in carcere o semplicemente sparirono. I partiti politici vennero chiusi e i leader arrestati.
Alla prima udienza hanno partecipato decine di persone, riempiendo l’aula del tribunale (quando la corte ha permesso a qualcuno dei presenti di sedersi sul banco degli imputati, vuoto, per diminuire l’affollamento, gli spettatori hanno rifiutato). Oltre 500 persone e istituzioni hanno fatto domanda per costituirsi parte civile, in quanto danneggiate dal colpo di stato: tra queste, l’attuale governo turco del primo ministro Recep Tayyip ErdoÄŸan, il Parlamento, otto partiti politici inclusi i due principali oggi all’opposizione (Partito Repubblicano del Popolo, CHP, e Movimento Nazionalista, MHP) e centinaia di cittadini. Il primo ministro che venne destituito dal colpo di stato, Sà¼leyman Demirel, ha detto invece che non intende prendere parte al processo, dato che non lo giudica utile e opportuno per fare i conti con il passato del paese.
L’avvocato della difesa ha detto che il tribunale non ha l’autorità per processare i capi del colpo di stato e ha mostrato una copia della Costituzione del 1982, dicendo che un processo ai due anziani generali equivale a un processo alla Costituzione che venne approvata dalla giunta ed è ancora in vigore nel paese, nonostante sia stata pesantemente emendata.
Gli osservatori nazionali e internazionali sono concordi nel ritenere che anche solo pochi anni fa un processo come quello che si è aperto ad Ankara sarebbe stato impossibile. Il processo è l’ennesimo segnale del lento e problematico cambiamento che si sta verificando ai vertici del potere turco, in un paese in cui l’esercito è potentissimo, possiede direttamente o indirettamente molte attività economiche (incluse fabbriche e società ) e si ritiene ancora il difensore dei principi laici e secolari che sono alla base della Turchia moderna, stabilita da Kemal Ataturk negli anni Venti. Il governo di Erdogan, in carica dal 2002, si è spesso scontrato con i militari, e da quattro anni l’inchiesta Ergenekon, che secondo alcuni è utilizzata dal governo per eliminare gli oppositori, ha inquisito e processato diversi generali dell’esercito.
foto: Kenan Evren nella sua casa di Ankara.
ADEM ALTAN/AFP/Getty Image
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