Due imprenditori suicidi, si creano associazioni

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Si uccidono o cercano di farlo a causa della crisi che ha colpito la loro impresa o perché hanno perso l’impiego, finendo in depressione. Anche loro sono morti sul lavoro, di un lavoro che non c’è o non basta per andare avanti. Ieri si sono registrate due vittime (e un ferito grave), da aggiungere a una lista comprendente altri 18 fra imprenditori, artigiani ed ex dipendenti suicidatisi dall’inizio dell’anno.
Dalla cronaca delle ultime ore la tragedia di un giovane imprenditore agricolo di soli 28 anni, Vincenzo Tumino, marito e padre di due bambini piccoli, che a Donnalucata – nel ragusano – aveva avviato un’attività  nel settore serricolo. Di fronte alle incerte prospettive del suo lavoro Tumino ha finito per deprimersi. Alla fine il giovane si è impiccato, proprio in quelle serre alle quali aveva affidato la speranza di un futuro sereno per sua moglie e per i figli. Dalla Sicilia alla Toscana, la tragedia di un ex dirigente d’azienda di 42 anni, francese d’origine e residente nell’area fiorentina, che si è ucciso gettandosi sotto un treno nei pressi della stazione del Neto, nel comune di Sesto Fiorentino. L’uomo aveva lasciato il suo ultimo impiego da alcuni mesi, dopo aver lavorato per anni in alcune società  toscane, e soffriva di depressione. Dopo aver confidato ad amici l’intenzione di trasferirsi all’estero, alla fine si è buttato sui binari al momento del passaggio di un treno fuori servizio diretto a Prato, lasciando sole la moglie e una figlia di 13 anni.
Tragedia solo sfiorata invece a Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza, dove un imprenditore 40enne che gestiva un centro estetico ha cercato di togliersi la vita in maniera eclatante. L’uomo era stato dal suo commercialista per fare il punto sull’attività . Visti i conti in rosso, all’uscita si è procurato un fucile, è arrivato nella piazza principale del paese e si è sparato due volte. Il contraccolpo dell’arma lo ha inizialmente ferito a una spalla, mentre il secondo colpo è arrivato al petto. Ora è ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Vicenza.
Di fronte a questa già  lunga scia di sangue, in Veneto l’Adiconsum e la Filca-Cisl hanno dato vita ad una associazione dei familiari degli imprenditori suicidi. L’hanno presentata al Centro parrocchiale di Vigonza, nel padovano, teatro due settimane fa dell’outing di Laura Tamiozzo, 29 anni – figlia dell’imprenditore suicida vicentino Antonio Tamiozzo – che aveva scritto e letto una lettera «da imprenditrice a imprenditrice» indirizzata a Flavia Schiavon, 32 anni, figlia di Giovanni Schiavon, titolare dell’impresa edile Eurostrade 90 di Vigonza, suicidatosi il 12 dicembre scorso. A Roma la Federcontribuenti ha preparato un dossier sulla lista dei suicidi «economici» degli ultimi mesi, e lo ha allegato a un esposto presentato alla magistratura. Secondo l’associazione tra i responsabili di questa catena ci sarebbero il governo («in questi mesi ha solo messo nuove tasse e per il resto è rimasto inerte») e l’agenzia di riscossione Equitalia.


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