Debito, S&P declassa la Spagna
MILANO – La Spagna viene declassata da Standard & Poor’s. Il rating del debito sovrano della Spagna viene tagliato di due gradini, passando così da A a BBB+ (valutazione analoga a quella italiana), per il rischio che Madrid sia costretta ad innalzare l’ammontare del suo debito pubblico e debba sostenere le banche iberiche. L’outlook è negativo. La Spagna era già stata declassata il 13 gennaio dall’agenzia di rating, insieme ad altri 8 Paesi europei (tra i quali c’era anche l’Italia). La notizia arriva a conclusione di una giornata positiva invece per l’Italia: il governo non fa fatica a piazzare i titoli di Stato, visto che la domanda supera di gran lunga l’offerta. Ma è costretto a pagarli più cari: il Tesoro anche ieri si è visto costretto ad alzare i tassi di interesse legati alla nuova scadenza dei Bot a sei mesi. Una tendenza che sta accomunando tutte le emissioni dei paesi dell’Eurozona (in settimana era già accaduto a Spagna, Francia e Olanda) e che viene letta come una spia del malessere di cui è tornata preda l’Eurozona.
Al punto che il governatore della Bce Mario Draghi è tornato a chiedere provvedimenti straordinari: se mercoledì aveva chiesto ai governi dei paesi Ue un patto per la crescita e non manovre di soli tagli e sacrifici, ieri l’ex numero uno di Bankitalia ha messo l’accento sul settore finanziario, chiedendo la nascita di una agenzia che gestisca i salvataggi delle banche e ne sorvegli l’attività . Al nuovo intervento di Draghi segue una reazione stizzita del presidente francese Nicolas Sarkozy, che riferendosi alla richiesta di un patto per la crescita, replica: «Draghi non fissa il mio breviario: non prendo ordini da lui, ragiono con la mia testa. Certo che serve la crescita, ma bisogna rimettere ordine nei conti pubblici». Come si può vedere, la tensione rimane alta per la situazione economica figlia della recessione in atto ormai dal 2009. Anche se ieri non si è riflessa, almeno per una volta, sui mercati. Le Borse europee hanno chiuso in ordine sparso: chi addirittura in terreno positivo (Francoforte e Londra hanno guadagnato mezzo punto percentuale), chi con il segno rosso (Parigi -0,13% e Milano -0,66%) con gli spread che sono rimasti di fatto inalterati rispetto alla giornata precedente (il differenziale tra bond e bund tedeschi ha chiuso a 396 punti). A risollevare le contrattazioni è stato il buon andamento di Wall Street dove l’indice Dow Jones è tornato sopra la quota psicologica dei 13mila punti.
A detta degli operatori, è stato l’andamento delle aste dei Bot a determinare un clima favorevole alle vendite nella prima parte della contrattazioni (oltre al dato sul calo della fiducia nelle prospettive economiche dell’Eurozona). Il Tesoro ha piazzato 8,5 miliardi di Bot contro una domanda che è arrivata a 14,5 miliardi. Nonostante questo, il Tesoro ha pagato tassi in rialzo all’1,7%; la nota positiva è che si tratta di rendimenti comunque al di sotto delle attese degli analisti che si aspettavano che l’Italia pagasse fino all1,9%.
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