by Editore | 6 Aprile 2012 7:51
MILANO — «Donna con le palle». L’aveva chiamata così, Bossi, ruvido ed efficace, inneggiando alla nascente popolarità di Manuela Dal Lago, tra le file leghiste, anzi lighiste, nella metà degli anni Novanta, quando alle elezioni della Provincia di Vicenza (1995), si piazzò, senza vincere, con il 29 per cento dei voti. Ma il trionfo arrivò nel ’97. E Manuela fu presidente, per due mandati consecutivi, prima di approdare in Parlamento, onorevole alla Camera dei Deputati. Dove oggi guida la Commissione delle Attività produttive, commercio e turismo. Questa investitura — mormorano i bene informati — fu decisa durante una cena di cerchisti, cioè il gruppo del fedelissimi di Bossi. Un premio alla sua fedeltà , dimostrata anche con l’opposizione frontale a Flavio Tosi (e seguaci), sindaco di Verona, non allineato alla mistica totalizzante della Padania. Un leghista, per dire, che aveva persino rimesso nel Municipio la foto di Giorgio Napolitano. E adesso, mentre si consuma il dramma politico-giudiziario, Manuela Dal Lago è entrata nel triunvirato politico del Carroccio. Voluta fortemente, un’altra volta, dai cerchisti veneti.
Bossiana di ferro, dunque. Diventata, nel tempo, in un percorso non del tutto lineare. Manuela Dal Lago, vicentina, classe 1946, laureata in Scienze geologiche, era insegnante di matematica e di fede liberale (come il padre) quando, nei primi anni Novanta incontrò la Liga Veneta, a quell’epoca guidata da Fabrizio Comencini. Insieme, facevano coppia fissa ai comizi. Tosta, determinata, Manuela. Look trasandato, capelli corti, senza un filo di trucco, modi spicci e diretti, spiegava, pazientemente, ai giornalisti venuti da fuori l’anomalia (positiva) del suo partito. «Che sta in mezzo alla gente», ripeteva. Poi, diventò donna di potere. Seminando qualche passata amicizia (in primis, Comencini, che era stato ripudiato assieme alla Liga e messo fuori gioco dal Senatur), assicurandosi la guida della sua Provincia. Nel 1998 fu eletta anche presidente del governo provvisorio della Padania. Di verde vestita, secondo gli usi del Carroccio, Manuela professava il credo bossiano, bacchettando i compagni di partito più scettici. Al secondo mandato in Provincia, la Dal Lago — dissero i maligni — si montò la testa, governando con disinvoltura: l’accusarono di aver messo in piedi società satelliti, un doppione degli assessorati, con spreco di denaro pubblico. Di più: acquistò un numero spropositato di quote della società concessionaria dell’Autostrada Brescia-Padova. Atto legale, intendiamoci. «Ma discutibile», osservavano gli avversari interni ed esterni. Fatto sta che, nell’aprile 2007, si fece eleggere presidente della Serenissima. Un anno e, poi, l’ingresso in Parlamento. Anche con l’imprimatur del cerchio magico.
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